Vorrei festeggiare il 14 febbraio raccontando un segreto, diciamo che sarà il mio regalo di san Valentino. L’estate scorsa ho smesso di credere nell’amore, nell’amore di coppia. Non è stato un cambiamento progressivo. È arrivato all’improvviso, la struttura delle mie idee è cambiata e il mio desiderio si è modificato. O forse è stato il contrario: mi sono sorpreso a desiderare in modo diverso e le idee sono implose sotto il proprio peso.
Anche se sono ateo nei confronti di qualunque teologia e da un punto di vista filosofico metodicamente nominalista, l’amore aveva finora resistito all’ermeneutica del sospetto e agli attacchi della decostruzione. La retorica dell’amore era rimasta in me come un resto neoplatonico. Probabilmente ero anche influenzato dalle affermazioni di san Paolo che i cattolici leggono durante i matrimoni – senza sapere che si tratta di parole di incoraggiamento o di buon augurio. Non abbastanza lontani da san Paolo, nelle politiche gay, lesbiche e trans eravamo abituati a parlare del “diritto di amare”. E così il fluido normativo dell’amore entrava in noi, i paria del sistema sesso-genere.
È vero, non lo nego, tutto è cominciato quando mi sono separato dalla persona con cui avevo immaginato di vivere per sempre – con lei sono arrivato fino alle ultime conseguenze dell’ideologia dell’amore, ho accettato tutti gli effetti secondari della sua logica discorsiva. Ma non avrei mai immaginato di poter fare del dolore creato da questa rottura un apparato di verifica che potesse servire a qualcosa di diverso dal demolire le mie mattinate.
Inoltre la sensazione di fallimento avrebbe potuto alimentare l’utopia. Ma le conversazioni con i miei amici più o meno vicini mi hanno portato a confutare l’ipotesi dell’amore. I dati empirici raccolti sono stati simili a quelli di uno studio sul terreno, alla Feyerabend, in grado di smentire l’amore piuttosto che provarlo.
Parlando della mia rottura con gli amici, molti di loro hanno espresso il desiderio nascosto di separarsi e allo stesso tempo la loro mancanza di coraggio per farlo. La maggior parte di loro mi ha raccontato di aver smesso di scopare da molto tempo o di avere degli amanti. Nel parlare delle persone che dovevano amare manifestavano un grande rancore, come se la loro coppia fosse un illimitato serbatoio di frustrazione e di noia.
Ascoltandoli ero perplesso, pensavo che avrebbero fatto meglio a separarsi, mentre noi al contrario avremmo dovuto rimanere insieme. Ma noi ci siamo separati e loro invece hanno continuato la loro vita di coppia; hanno scelto l’amore come pulsione di morte. Noi abbiamo deciso di non credere in questo amore per salvarlo dall’istituzione della coppia. Abbiamo scelto la libertà al posto dell’amore.
Platone era un imbroglione, san Valentino uno schifo e san Paolo un pubblicitario. Un’anima divisa in due parti che si ritrovano e si uniscono? E se l’anima invece di essere simmetricamente divisa fosse separata in due parti non uguali? E se l’anima fosse tagliata in 12.568 minuscoli frammenti? E se avessimo otto anime, come affermano alcune cosmogonie? E se l’anima non fosse divisibile? Se non esistesse affatto?
Poi, un mattino di giugno mi sono alzato con una sola idea in testa, l’amore è un drone. Mentre pensavo già all’idea di cambiare il mio nome in Paul, mi sono visto mentre campionavo una versione punk della Lettera ai Corinzi.
Copio direttamente dal mio diario di giugno come se ricopiassi le parole di uno straniero: “L’amore è crudele. L’amore è egoista. L’amore non capisce il dolore altrui. L’amore colpisce sempre sull’altra guancia. L’amore rompe. L’amore distrugge. L’amore è volgare. L’amore è una forbice. L’amore taglia. L’amore è una scure. L’amore è bugiardo. L’amore è ingannevole. L’amore è avido. L’amore è un banchiere. L’amore è pigro. L’amore è geloso. L’amore è orgoglioso. L’amore vuole tutto. L’amore è una pompa di estrazione. L’amore è vorace. L’amore è astratto. L’amore è un algoritmo. L’amore è meschino. L’amore è un uncino. L’amore è un Leviatano. L’amore è arrogante. L’amore brucia. L’amore è un’arma biologica. L’amore è aggressivo. L’amore è irascibile. L’amore colpisce duro. L’amore è una bomba a grappolo. L’amore è una frusta. L’amore è capriccioso. L’amore è impaziente. L’amore è invidioso. L’amore non conosce la moderazione. L’amore è vanitoso. L’amore è un drone e san Valentino è un soldato che si diverte a sparare su uno schermo”.
L’amore non è un sentimento, è una tecnologia di governo dei corpi, una politica di gestione del desiderio il cui obiettivo è quello di catturare la forza di agire e di godere di due macchine viventi per metterle al servizio della riproduzione sociale. L’amore è una foresta in fiamme da cui non puoi fuggire senza bruciarti i piedi. Il fuoco e le ossa calcinate sono le promesse di san Valentino. Prendile e scappa.
Quello che abbiamo fatto è stato distruggere la finzione normativa dell’amore e fuggire. Ognuno a modo suo cerca nella precarietà di inventare altre tecnologie di produzione della soggettività. Paradossalmente, adesso che non credo più nell’amore, sono per la prima volta pronto ad amare, in maniera contingente, finita, immanente, anormale. Sento che comincio a imparare a morire. Buon san Valentino!
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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