La Nigeria, il paese più popoloso dell’Africa con circa 180 milioni di abitanti e il più ricco del continente grazie alle riserve petrolifere e a una classe media in grande espansione, è oggi considerata una potenza emergente.

Nonostante le grandi disuguaglianze sociali e regionali, i nigeriani hanno davanti un futuro luminoso, e Lagos non può permettersi di trascurare la sua immagine internazionale. Anche per questo i suoi leader hanno finalmente deciso di prendere sul serio la vicenda delle liceali rapite nella notte tra il 14 e il 15 aprile dal gruppo Boko haram, il cui nome significa “l’educazione occidentale è peccato”.

Se le madri delle adolescenti rapite non si fossero ribellate contro l’indifferenza della autorità, se personaggi di spicco come Michelle Obama non avessero espresso la loro solidarietà e se il capo di Boko haram non avesse gettato benzina sul fuoco annunciando l’intenzione di vendere le ragazze come schiave o darle in spose ai suoi combattenti, il presidente nigeriano Goodluck Jonathan avrebbe probabilmente dimenticato in fretta tutta la questione.

Boko haram è attivo soprattutto nel nordest del paese, lontano dalle regioni più prospere. La moltiplicazione degli attentati, dei rapimenti e degli omicidi di massa compiuti dai suoi esponenti ha spinto il governo a dedicare oltre un quarto del budget alla lotta contro il terrorismo, ma il problema è che gran parte del denaro finisce nelle mani di funzionari corrotti.

Alle prese con fanatici determinati a colpire le istituzioni, i musulmani che non li seguono e la metà cristiana della popolazione, l’esercito si accontenta di sporadici raid e bombardamenti che uccidono terroristi e civili innocenti in egual misura. Il governo ha preferito concentrarsi sullo sviluppo economico delle zone più ricche del paese, ma ha dovuto cambiare rotta perché la sua passività è stata criticata dall’opinione pubblica interna e dalla comunità internazionale.

La Nigeria ha accettato le offerte di aiuto di Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Francia e Israele, e il presidente Jonathan ha addirittura chiesto alla Francia di organizzare il vertice che sabato riunirà a Parigi i rappresentanti della Nigeria e dei paesi limitrofi. I servizi segreti americani, francesi e britannici sono già presenti sul posto, e la Francia constata che il suo intervento in Mali ha aumentato la sua influenza in Africa, persino negli ex possedimenti britannici come la Nigeria.

Il rapimento delle studentesse ha aperto una nuova pagina nella storia della Nigeria e del resto dell’Africa. È una buona notizia, ma questa mobilitazione non deve farci dimenticare che la follia omicida di Boko haram e il suo odio per la cultura occidentale risalgono all’epoca coloniale, quando il Regno Unito aveva abbandonato il nord al feudalesimo per concentrarsi sullo sviluppo del sud attraverso una rete di scuole cristiane.

Il dramma delle ragazze rapite affonda le sue radici in un passato lontano, e anche se i servizi segreti riusciranno a liberarle questo non risolverà i problemi di uno sviluppo economico che porta benefici soltanto a una parte della popolazione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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