La Russia smentisce categoricamente. “Assolutamente no”, ha risposto il 13 novembre il portavoce del ministero degli esteri quando gli hanno chiesto se le truppe russe sono entrate in Ucraina. Purtroppo però questa smentita è poco credibile.
Giorni fa alcuni giornalisti presenti sul campo hanno visto con i loro occhi truppe in Ucraina orientale, evidentemente provenienti dalla Russia. La Nato lo conferma: non solo Mosca ha inviato le sue truppe in Ucraina, ma sta ammassando soldati alla frontiera. Gli ucraini parlano di ottomila soldati russi sul loro territorio, e la prudente Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in europea (Osce), un’organizzazione multilaterale i cui osservatori sono inviati in Ucraina orientale, conferma l’arrivo di convogli militari nella regione anche se rifiuta di precisarne la provenienza.
Per l’Osce, come per l’Ucraina, l’Onu, la Nato e le capitali occidentali, una guerra incombe all’orizzonte. L’obiettivo di questo conflitto emerge chiaramente dalle mappe geografiche. La Russia vuole stabilire una continuità territoriale tra la Crimea appena annessa e le regioni orientali controllate dai secessionisti filorussi per creare sulla riva occidentale del mare di Azov uno stato che non avrebbe bisogno di riconoscere formalmente ma su cui eserciterebbe un protettorato e che gli permetterebbe di rifornire la penisola di Crimea via terra.
Evidentemente se Putin darà l’ordine alle sue truppe di passare all’offensiva l’esercito ucraino non potrà resistere a lungo. Se il Cremlino lo vorrà potrà nuovamente spaccare l’Ucraina. Ma davvero vuole farlo?
Tutto lascia pensare che sia così, anche perché questi movimenti di truppe devono pur avere una ragione. Ma l’inverno sta arrivando, e sarà duro. Anche con il vantaggio numerico e di mezzi, non è certo il miglior momento per scatenare un conflitto. Inoltre, una volta passata all’offensiva, la Russia non potrebbe più negare le sue mire sull’Ucraina. La posizione diplomatica di Mosca sarebbe ulteriormente compromessa e arriverebbero altre sanzioni economiche proprio mentre il rublo è in caduta libera e l’inflazione galoppa.
In altre parole non è affatto certo che l’offensiva sia imminente, perché esiste sempre la possibilità che Putin stia mostrando i muscoli solo per strappare concessioni all’Ucraina, all’Unione europea e agli Stati Uniti. Il 18 novembre il ministro degli esteri russo riceverà il ministro degli esteri della Germania a Mosca. Nel fine settimana François Hollande s’incontrerà con il presidente russo in Australia a margine del G-20. La guerra non è ancora arrivata, ma incombe alle porte dell’Unione.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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