Definirli estremisti di sinistra è sbagliato. Eppure si tratta di un errore comune e meccanico, perché Podemos e Syriza, i nuovi partiti di sinistra attualmente in testa nei sondaggi in Spagna e Grecia, sono effettivamente movimenti creati da giovani di sinistra uniti dal rifiuto delle politiche d’austerità a cui sono votate le socialdemocrazie dei rispettivi paesi.
In questo senso questi nuovi movimenti si posizionano a sinistra dei grandi partiti di sinistra europei, ma questo non li rende alfieri della sinistra rossa, per due motivi. Il primo è che a Madrid e Atene nessuno sogna un grande futuro collettivista. Quest’aspirazione è totalmente assente nei giovani, perché il fallimento sovietico e l’evoluzione della Cina li hanno protetti da ogni infatuazione per il comunismo d’antan. Il secondo motivo per cui sarebbe sbagliato considerare Podemos e Syriza come forze estremiste è che entrambi i partiti non chiedono un’uscita dall’Unione europea o dall’euro.
Al contrario, i giovani di sinistra vogliono restare in Europa perché sanno che è nel loro interesse farlo, perché sono internazionalisti ed europeisti in quanto cresciuti in un’Europa senza frontiere. I nuovi movimenti sono profondamente legati all’unità europea, ma allo stesso tempo sono determinati a cambiare le politiche dell’Unione.
Potranno anche avere torto ed è perfettamente lecito criticarli, come sta facendo con insistenza il fronte liberale con argomenti non del tutto infondati. Ma è altrettanto vero che la politica condotta in questo momento dall’Europa non è particolarmente efficace e le critiche di Podemos e Syriza sono le stesse della Francia, dell’Italia, di molti economisti rispettati, del Fondo monetario internazionale e (meno apertamente ma altrettanto chiaramente) del nuovo presidente della Commissione e del presidente della Banca centrale europea.
Lungi dall’essere un monolite, l’Unione è oggi divisa tra una maggioranza di governi conservatori e liberali e un fronte sempre più ampio di nemici delle politiche ufficiali, che vorrebbero un rallentamento del processo di risanamento dei conti pubblici accompagnato da piani d’investimento paneuropei nella ricerca e nelle industrie del futuro. Da una parte abbiamo il rigore accompagnato dal rilancio, dall’altra il rigore come dogma unico. Podemos e Syriza si schierano semplicemente con la prima corrente, desiderosi di ridare ossigeno alle loro economie ottenendo uno scaglionamento del rimborso del debito pubblico, a cui bisognerà comunque procedere.
Non c’è alcun motivo di avere paura, perché se le urne manterranno le promesse fatte dai sondaggi alla nuova sinistra cambiando i rapporti di forza, sarà soltanto un bene per l’Europa e le sue economie.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it