Sarebbe bello avere una soluzione, difenderla e provare a metterla in pratica, ma purtroppo non ne abbiamo una. Nessun governo può permettersi di lasciar crescere e proliferare gli accampamenti di rifugiati nel centro di Parigi. Ma allo stesso tempo è inutile disperdere questi sventurati con la forza, per poi ritrovarseli in un’altra stazione della metro.
Dovremmo forse rispedirli nel loro paese, come ha suggerito un ex primo ministro? Certo, basta avere il coraggio di condannare a morte persone che sono fuggite per sopravvivere ed essere disposti a spendere in voli charter molti più soldi di quelli che servirebbero a costruire centri d’accoglienza, sempre che i paesi d’origine accettino di riprenderseli. Una soluzione tanto barbara quanto impraticabile. Ma allora cosa possiamo fare?
Per prima cosa dobbiamo provare a capire. Tra i centomila rifugiati arrivati da gennaio sulle coste europee, i più numerosi sono i siriani e gli eritrei. I primi sono scappati dai sanguinari dello Stato islamico e dai bombardamenti incessanti inflitti dal regime Assad, mentre i secondi sono letteralmente evasi da una specie di Corea del Nord africana dove un servizio militare di durata illimitata li trasforma in mano d’opera schiavizzata e dove un rapporto dell’Onu ha riscontrato violazioni dei diritti umani “raramente incontrate altrove”.
L’essere umano ha un invincibile istinto di sopravvivenza, ed è con questa realtà che l’Europa deve fare i conti oggi, non certo con un’orda di scrocconi che vorrebbero spassarsela a spese dei contribuenti europei. Pensando a questi uomini e donne, spesso istruiti e provenienti dalle classi medie, dobbiamo porci una domanda fondamentale: “Cosa farei al posto loro?”. La risposta è semplice: “Farei la stessa cosa”.
Davanti a questa miseria che bussa alle nostre porte, l’unica conclusione possibile è ammettere che abbiamo il dovere morale di ospitare questi esseri umani e che l’Europa, popolata da 500 milioni di persone, può farlo, sempre che lo voglia. Questo significa che dovremmo accogliere tutti i disperati del pianeta?
No, perché non sarebbe possibile. Ma non vogliamo nemmeno dover gestire domani milioni di profughi anziché le attuali centinaia di migliaia. Dunque un altro dovere s’impone, quello di esistere. L’unico modo di risolvere il problema è affrontarlo alla radice, nei contesti di guerra e dittatura che l’Europa potrebbe combattere se solo avesse una politica estera e forze armate comuni.
La verità è che non possiamo estraniarci da questo mondo complicato, un mondo in cui possiamo avere un ruolo attivo soltanto rafforzandoci.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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