Domenica si vota per il rinnovo del parlamento catalano. Si tratta soltanto di elezioni regionali, ma il voto è stato anticipato dal presidente della Generalitat Artur Mas per trasformarlo in un referendum sull’indipendenza.
Se i partiti indipendentisti otterranno la maggioranza, Mas riterrà che il popolo si è espresso e la Catalogna proclamerà la secessione nel 2017, senza precipitare i fatti ma con una certa rapidità.
Da lontano si potrebbe pensare che si tratta soltanto di dichiarazioni, ma la verità è che oggi la Spagna intera è in ambasce. Negli articoli di giornali, nelle trasmissioni televisive e nelle conversazioni tra la gente, la Spagna si domanda se è davvero destinata alla secessione, totale o parziale, in quali condizioni e con quali conseguenze.
La vicenda è seria perché la storia della catalogna è plurimillenaria, perché questa nazione ha saputo conservare la sua identità senza mai fondersi con la Spagna, perché la costituzione adottata dopo la fine del franchismo è un compromesso ambiguo tra il centralismo e il federalismo e perché da quattro decenni le scuole catalane insegnano in catalano e i bambini imparano la storia, naturalmente bella e commovente, della Catalogna.
Esattamente come le regioni del nord d’Italia, la Catalogna crede di pagare per il resto del paese
Per tutti i giovani catalani la Catalogna non è mai stata tanto catalana e meno spagnola di oggi, ma non è tutto. Industrializzata e ricca, fiera del suo spirito imprenditoriale, la Catalogna ritiene di contribuire più degli altri al benessere comune e di non ricevere abbastanza dallo stato centrale. Esattamente come le regioni del nord d’Italia, la Catalogna crede insomma di pagare per il resto del paese.
La crisi budgetaria spagnola e i provvedimenti d’austerità adottati da Madrid non hanno fatto altro che accentuare questo risentimento. Inoltre la forza dell’indipendentismo ha radicalizzato i grandi partiti catalani, che temono di perdere i loro elettori se non andranno avanti su questa strada.
Ma davvero la Spagna sta per smembrarsi? Non ne abbiamo ancora la certezza, ma sentendo quello che si dice per le strade di Barcellona e credendo ai sondaggi, i partiti indipendentisti potrebbero ottenere la maggioranza dei seggi e forse anche dei voti. Se l’indipendenza conquistasse la maggioranza alle urne, la questione della separazione si porrà in modo concreto, perché il sentimento indipendentista sarà enormemente incoraggiato da questa vittoria.
In questo caso passeremmo da un’ambizione a una possibilità, da un’aspirazione popolare a una volontà nazionale espressa democraticamente. Per tentare di salvare l’unità spagnola Madrid dovrebbe allora avviare un negoziato con la Catalogna, a caldo e senza sapere ancora chi governerà la Spagna, perché a dicembre si terranno elezioni legislative il cui esito appare profondamente incerto.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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