Ucraina o meno, sanzioni o meno, la Francia vuole rilanciare il suo dialogo con la Russia. Il ministro dell’economia francese Emmanuel Macron lo ha dichiarato il 25 gennaio a Mosca dopo aver sottolineato alla vigilia che “tutte le parti” devono rispettare gli accordi di Minsk per arrivare a una cancellazione delle sanzioni “l’estate prossima”.
Questa formula è molto importante perché Macron non ha chiesto alla Russia di rispettare gli accordi firmati a febbraio sotto l’egida della Francia, ma si è rivolto a “tutte le parti”, ovvero anche all’Ucraina.
La situazione è delicata. Se la Francia avesse dichiarato pubblicamente che l’Ucraina non sta rispettando gli accordi avrebbe immediatamente provocato, all’interno dell’Ue, il dissenso dei paesi baltici e della Polonia. Ma è esattamente questo che i francesi pensano, e non sono i soli.
Messa in crisi dalle sanzioni e dal calo del prezzo del petrolio, la Russia avrebbe bisogno di voltare pagina in Ucraina
Della stessa opinione sono anche altri paesi dell’Unione europea e anche gli Stati Uniti, il cui segretario di stato John Kerry ha dichiarato il 22 gennaio di credere che “con la buona fede di entrambi gli schieramenti è possibile arrivare alla cancellazione delle sanzioni”.
“Entrambi gli schieramenti”, appunto. Il messaggio è sempre lo stesso e nasce dall’evoluzione della crisi ucraina e della situazione internazionale negli ultimi mesi.
Messa in crisi dalle sanzioni e dal calo del prezzo del petrolio, la Russia avrebbe bisogno di voltare pagina in Ucraina. È per questo che, al netto degli incidenti, i secessionisti appoggiati da Mosca in Ucraina orientale stanno rispettando il cessate il fuoco previsto dagli accordi di Minsk.
Un passo indietro sulla Siria
Il problema è che questo cambiamento del rapporto di forze non è sfuggito agli ucraini. Anche considerando che sono loro a essere stati aggrediti e che Mosca non ha la minima intenzione di restituire la Crimea, gli ucraini non hanno alcuna fretta di concedere una piena autonomia alle regioni orientali nonostante si siano impegnati a farlo a Minsk. Il presidente ucraino Petro Porošenko esita perché non può contare sulla maggioranza parlamentare necessaria ad approvare un simile cambiamento costituzionale.
Gli accordi di Minsk stabilivano un do ut des – il cessate il fuoco in cambio dell’autonomia – ma l’Ucraina non intende più concedere uno statuto speciale alle regioni orientali, o comunque non prima che i secessionisti abbiano deposto le armi e che la Russia abbia rinunciato ad appoggiarli.
Questo però non conviene a Vladimir Putin e nemmeno agli occidentali, che vorrebbero vedere Mosca uscire da questa avventura per negoziare un suo passo indietro in Siria. Di sicuro se gli americani e gli europei dicono che le sanzioni non sono eterne, lo fanno per mettere pressione su Kiev.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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