La morsa si stringe attorno al gruppo Stato islamico (Is). Già sulla difensiva in Iraq e Siria, l’Is potrebbe ritrovarsi in cattive acque anche in Libia, dove si è installato grazie a un’anarchia che non sembra più eterna.
La Libia, compresa tra il Mediterraneo a nord, l’Egitto a est, la Tunisia e l’Algeria a ovest e il Sahel a sud, dopo la morte di Muhammar Gheddafi non ha più avuto un governo unico, ma due governi in conflitto. Situati uno a Tripoli e l’altro a Tobruk, questi due esecutivi autoproclamati non governavano sostanzialmente nulla. Diviso e frammentato, il potere era nelle mani delle milizie locali e delle grandi tribù, ed è anche per questo che cinquemila combattenti inviati progressivamente dall’Is hanno potuto impadronirsi della regione petrolifera costiera di Sirte, da dove hanno lanciato diversi attacchi contro la Tunisia minacciando anche l’Algeria e il Sahel.
L’audacia del primo ministro Al Sarraj
Di fronte a questa situazione, le grandi potenze si sforzavano da tempo, attraverso l’Onu, di riconciliare i governi di Tobruk e di Tripoli per creare un unico esecutivo. I fallimenti sono stati diversi, fino a quando il 30 marzo il governo di unità nazionale appoggiato dalle Nazioni Unite (che i rivali di Tobruk e Tripoli avevano accettato senza mai sostenerlo) ha giocato il tutto per tutto.
Partito dalle coste tunisine, il primo ministro Fayez al Sarraj è sbarcato a Tripoli accompagnato dai suoi principali collaboratori. Al Sarraj si è installato in una base militare e, senza che nessuno si opponesse concretamente, ha cominciato a consultare, a mostrarsi e ad agire. Quest’audacia, alla fine, ha pagato.
Malgrado questi progressi l’unità del paese è ancora tutta da costruire
Diverse milizie della città ma anche dell’ovest e dell’est del paese gli hanno offerto il sostegno. Ancora in attività nonostante il caos dilagante, le forze armate addette alla sicurezza dei pozzi petroliferi e i responsabili della banca centrale, della compagnia petrolifera nazionale e del fondo d’investimento libico hanno accettato l’autorità del governo, nella speranza di una fine dell’anarchia e di un intervento dell’Onu, degli europei e degli americani a sostengo dell’azione di Al Sarraj, già incoraggiata dall’emissario dell’Onu, il tedesco Martin Kobler.
In una settimana la situazione si è stabilizzata e la città ha accettato il salvatore insperato, tanto che martedì Martin Kobler è stato ricevuto ufficialmente a Tripoli da Al Sarraj, che si comporta ormai come rappresentante di tutta la Libia. Non siamo ancora arrivati a una soluzione definitiva, perché malgrado questi progressi l’unità del paese è ancora tutta da costruire. Ma la situazione è radicalmente cambiata e questo rappresenta una minaccia per l’Is, anche perché gli europei attendono chiaramente una richiesta d’aiuto del governo libico per lanciarsi alla riconquista di Sirte.
Alcune unità sono già sul posto. Gli stati maggiori sono al lavoro. A tempo debito, senza troppa fretta, la missione si farà. In Libia lo Stato islamico avrà ancora vita breve.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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