Nel dibattito del 26 settembre sono emerse due linee politiche perfettamente chiare. Sull’economia, Donald Trump ha criticato la fuga delle fabbriche e dei posti di lavoro statunitensi verso l’estero. Trump ha ragione, e questa è una sfida che tutti i paesi occidentali devono raccogliere. Ma come farlo?
Secondo il candidato repubblicano bisogna ulteriormente liberalizzare le imprese per dar loro più margine di manovra e ridurre ancora le loro tasse per evitare che siano tentate di andare a produrre altrove. Trump vorrebbe accentuare la liberalizzazione economica cominciata negli anni ottanta e responsabile di aver prodotto, ha risposto Hillary Clinton, la crisi di Wall street del 2008.
Per la candidata democratica le priorità economiche sono altre. Clinton vorrebbe aumentare le tasse per i più ricchi (imprese e privati) per far calare quelle dei più poveri e delle piccole e medie imprese, restituendo slancio all’iniziativa individuale e all’investimento collettivo, fonti di nuova ricchezza.
I vantaggi delle alleanze
In Europa si pensa spesso che ormai non ci sia nessuna differenza tra i due partiti statunitensi, ma nel primo dibattito televisivo tra Clinton e Trump queste differenze sono emerse con chiarezza. Abbiamo visto una destra e una sinistra, un repubblicano liberista e una democratica keynesiana (o meglio, tornata keynesiana dopo un lungo flirt con il liberismo).
Sulla politica estera e la sicurezza le differenze sono apparse altrettanto evidenti, ma meno consuete. Come durante la campagna elettorale, Trump ha resuscitato l’isolazionismo, corrente rispolverata del conservatorismo americano. Per il candidato repubblicano bisogna farla finita con una Nato in cui tutti gli stati che ne fanno parte non pagano la loro giusta quota. Trump ragiona apertamente come un imprenditore che rifiuta l’idea che qualcuno possa godere dei benefici senza aver partecipato agli investimenti. Hillary Clinton, dal canto suo, ha insistito sui vantaggi che gli Stati Uniti traggono dalle loro alleanze, che hanno permesso di imporre sanzioni economiche all’Iran ed evitare che avesse accesso all’arma atomica senza dover sparare nemmeno un colpo.
Cortesia e ponderatezza
In fondo il candidato repubblicano è apparso più vicino a Barack Obama rispetto a quella democratica. Come il presidente uscente, anche Trump non vuole più che gli Stati Uniti siano il gendarme del mondo, ma vorrebbe un’America che si preoccupa prima di tutto dei suoi interessi immediati, mentre Clinton, più donna di stato e votata verso il lungo termine, vorrebbe rassicurare gli alleati sulla validità dell’impegno degli Stati Uniti per la sicurezza internazionale.
Per difendere le rispettive posizioni, i due candidati hanno fatto scelte opposte. Contenuto e contrito, Donald Trump è stato quasi cortese, mentre Hillary Clinton si è presentata per quello che è, una donna d’esperienza, responsabile e ponderata. Di solito essere se stessi paga.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Bernard Guetta sarà al festival di Internazionale a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre 2016.
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