È di gran lunga il primo partito degli Stati Uniti. Ai tavolini dei bar, al volante dei taxi, tra gli amici con cui parlate e anche tra i politici e i giornalisti più esperti, il partito degli americani che ancora non sanno chi vincerà le presidenziali rappresenta la maggioranza degli elettori.
In questo momento il vento sembra tornato a soffiare in favore di Hillary Clinton, dopo che l’Fbi l’ha nuovamente scagionata dall’accusa di aver messo in pericolo la sicurezza nazionale con una gestione negligente delle email. Il 6 novembre un sondaggio ha restituito a Clinton i quattro punti di vantaggio che aveva in precedenza. In Florida e in Nevada, due degli stati in bilico che determineranno l’esito delle elezioni, si registra una straordinaria partecipazione degli elettori di origine ispanica negli ultimi giorni del voto anticipato, evidentemente mobilitati dalla paura di veder vincere un uomo salito alla ribalta grazie alla promessa di costruire un muro tra gli Stati Uniti e il Messico. È un buon segno per la candidata democratica, ma per il momento è solo una leggera brezza, non un vento impetuoso.
L’incertezza resta, tanto che un piccolo imprenditore che sostiene Clinton ha inventato un sistema per lo scambio di voti con lo slogan “NeverTrump”. Consapevole che molti elettori degli “altri” partiti candidati alle presidenziali (libertariani, verdi e mormoni) non vogliono rinunciare alla loro scelta ma allo stesso tempo non vogliono permettere l’elezione di Trump, l’imprenditore ha creato un’applicazione che permette agli elettori democratici di votare Jill Stein, Gary Johnson o Evin McMullin negli stati che saranno sicuramente conquistati da Clinton, ricevendo in cambio, un voto per un voto, la preferenza dei verdi, dei mormoni e dei libertariani per la candidata democratica negli stati che rischia di perdere.
È una buona idea, e anche se l’applicazione non potrà davvero alterare il risultato finale, il suo successo ci fa capire quanto sia forte la suspense, che deriva sostanzialmente da due aspetti.
Scegliere tra due rifiuti
Il primo è che, salvo rare eccezioni, tutte le elezioni democratiche si giocano su uno scarto leggero. Ma in questo caso, oltre alla normale incertezza, bisogna tenere conto che la battaglia non è tra due scelte opposte, bensì tra due rifiuti.
Da una parte ci sono quelli che non vogliono veder vincere Hillary Clinton, perché la considerano troppo legata alla scena politica degli ultimi vent’anni, in cui ha costantemente ricoperto un ruolo. Queste persone non vogliono sentire parlare di Clinton perché, ai loro occhi, è tra i responsabili della crisi economica a cui vorrebbero mettere fine. Sono quelli che vogliono votare contro la deindustrializzazione e contro l’affermazione delle donne.
Dall’altro lato ci sono quelli che vogliono alzare le barricate contro un demagogo imprevedibile che sfrutta un malcontento crescente e il cui programma si può riassumere in un muro e in una promessa di fare piazza pulita a Washington.
La scena americana, probabilmente, non fa che anticipare quella europea.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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