Angelina Jolie a Londra prima di una conferenza sull’uso della violenza sessuale nei conflitti, il 12 giugno 2014. (Luke MacGregor, Reuters/Contrasto)

Era già successo due anni fa, quando Angelina Jolie aveva raccontato la decisione di fare una mastectomia preventiva bilaterale. L’attrice aveva spiegato le ragioni della sua scelta in un articolo così chiaro che sarebbe bastato leggerlo per avere le idee un po’ più nitide (e anche per imparare a scrivere un articolo).

Era già successo due anni fa che si commentasse a caso, lasciando uscire allo scoperto la fatica di mettere in fila frammenti di un ragionamento invece di scomposte gesta di difesa da paure e da psicosi che si provava ad attribuire a lei, ad Angelina Jolie. Non solo per questa ennesima “automutilazione”, ma addirittura per avere troppi figli e di “diverse razze” o per la smania di “dover controllare tutto”.

E arriviamo a due giorni fa. Jolie, in un altro articolo pubblicato dal New York Times, spiega come un’analisi del sangue avesse rivelato la presenza di alcuni marcatori che segnalavano un’infiammazione e che potevano indicare uno stadio precoce di cancro.

‘Ci sono alcuni marker infiammatori che presentano valori elevati e che, presi tutti insieme, potrebbero segnalare un inizio di tumore’. Ho fatto un respiro profondo. ‘Il marker CA-125 ha tra il 50 e il 75 per cento di possibilità di non rilevare un tumore ovarico allo stadio iniziale’, mi ha detto il medico. Voleva che andassi subito dal chirurgo per farmi controllare le ovaie

Jolie prosegue raccontando le ulteriori analisi a cui si è sottoposta, l’attesa angosciosa di una risposta e poi il sollievo dei risultati negativi. Ma per lei, con una nonna, una madre e una zia morte di cancro e con il gene BRCA1 (una mutazione genetica associata al cancro al seno, resa più rischiosa dalla sua storia familiare e che, come scrive Jolie, “mi dava un 87 per cento di probabilità di sviluppare un tumore al seno e un 50 per cento di avere un cancro alle ovaie”) rimaneva un alto rischio di sviluppare un tumore ovarico. E così Jolie ha deciso di sottoporsi a una ovarosalpingectomia bilaterale laparoscopica. In poche righe spiega le ragioni della sua decisione. Sua, senza alcuna pretesa che diventi quella giusta o di tutte in una condizione simile.

Non ho fatto questa scelta solo perché sono portatrice della mutazione del gene BRCA1, e voglio che altre donne lo sappiano. Un test positivo per il Brca non significa che bisogna farsi subito operare. Ho parlato con molti dottori, chirurghi e naturopati. Ci sono altre opzioni. Alcune donne prendono la pillola o si affidano alla medicina alternativa associata a frequenti controlli. C’è più di un modo di affrontare le questioni di salute. La cosa più importante è conoscere le alternative e scegliere la più giusta per ognuna di voi. Nel mio caso, medici occidentali e orientali erano d’accordo che la rimozione chirurgica delle tube e delle ovaie fosse la scelta migliore perché, oltre alla mutazione genetica, tre donne nella mia famiglia sono morte di cancro. I dottori dicevano che avrei dovuto sottopormi a interventi di chirurgia preventiva dieci anni prima dell’apparizione del tumore tra le donne della mia famiglia. A mia madre è stato diagnosticato il cancro alle ovaie a 49 anni, io ne ho 39

E veniamo ai commenti, il cui tenore è abbastanza imbarazzante. Difficile fare una classifica, tuttavia sarei tentata di assegnare il primo premio a “e se rischiava di sviluppare un tumore al cervello avrebbe fatto la lobotomia?”. Un commento che non solo dimostra l’assenza di un grande talento per le battute ma anche l’ignoranza di cosa sia la lobotomia (e anche la chirurgia preventiva e come si faccia a valutare correttamente i rischi).

Al secondo posto piazzerei i commenti della categoria “il bello della vita è rischiare” (ci ricorda, di nuovo, quanto accadde anche due anni fa). “La vita è rischio”, “non sapete accettare il pericolo”, e tutti i possibili modi per esprimere questo stesso concetto. Seguono i richiami all’automutilazione, alla brutalità, alla violenza: tutti abbastanza privi di senso se estirpati dal contesto. Tagliare una gamba in cancrena è brutale, ma ci salva la vita. Certo, qui la malattia ancora non c’è ma è probabile, molto probabile, e se è già difficile avere a che fare con i rischi con cui abbiamo familiarità, figuriamoci con una valutazione del genere. Ma in assenza del contesto anche mandare giù un’aspirina può apparire brutale e violento.

In genere questi richiami al “rischio che rende la vita avventurosa e perciò tanto bella” sono definiti “filosofici” o “esistenziali”, e dimostrano come l’idea di una res cogitans sia ancora tanto radicata nelle nostre menti, con pericoli ben più massicci delle automutilazioni chirurgiche preventive.

Ci sono poi le apparentemente sagge invocazioni alla necessità di accettare la morte. Indubitabile, ma lo diremmo di una polmonite? O di una malattia presente? Ma, di nuovo, di fronte alla difficoltà di valutare un rischio (in questo caso molto alto) non ammettiamo di avere le idee confuse e di non saper capire i concetti probabilistici, e preferiamo reagire additando come esagerate e ridicole le decisioni altrui. Decisioni, ribadisco, ben argomentate; ciò non significa che dobbiamo essere tutti d’accordo e che tutti dovremmo fare quello che ha fatto Jolie, ma forse dovremmo almeno provare a ragionare senza esprimere commenti rancorosi e terrorizzati, nascondendoci dietro a una risata imbarazzata e aggressiva come facevamo alle scuole medie.

Seguono in ordine sparso: accuse di sessismo non meglio specificate; richiami all’oncologo o altro esperto di nostra fiducia (uno) che ci avrebbe detto che così non si fa; la nostra amica che ha fatto la stessa cosa e poi è morta di cancro al fegato; il desiderio di onnipotenza dimostrata anche dai tanti figli e i dubbi di “qualcosa non torna” (non sappiamo dire cosa e perché, ma senza dubbio qualcosa non torna).

La conclusione di Jolie non potrebbe essere più chiara (e utile non solo per le strategie mediche, ma pure per quelle dialettiche – poi si può sempre scegliere di rimanere nell’ignoranza). Per carità, non si vuole ledere la libertà di dire scemenze, solo dare un consiglio per non rendersi ridicoli.

Non è facile prendere decisioni di questo tipo. Ma è possibile prendere il controllo della situazione e affrontare in modo diretto qualsiasi problema di salute. Potete chiedere consiglio, valutare le diverse opzioni e fare la scelta più giusta per voi. La conoscenza è potere

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it