Insegniamo tutti e due letteratura italiana all’università, e la domanda che ci fanno più spesso gli studenti riguarda i libri che potrebbero o dovrebbero leggere. Ci càpita anche ogni tanto di fare dei corsi di aggiornamento per gli insegnanti, e anche in questo caso la domanda intorno a cosa leggere è una delle più frequenti.
Così abbiamo pensato di rispondere facendo un piccolo elenco non dei più bei libri della storia della letteratura ma soltanto dei libri, anzi di una piccola parte dei libri che ci piacciono molto e che pensiamo possano essere letti con piacere anche da altri, anche da lettori giovani (gli studenti delle superiori, diciamo).
L’elenco vale anche, se si vuole, come consiglio per i regali di Natale. Di solito, nel dubbio, si comprano i libri dell’ultimo premio Nobel (ma quest’anno non si può) o di Bruno Vespa. Mentre è chiaro che, in più di duemila anni di storia, di libri più belli, piacevoli, importanti e divertenti di quelli dell’ultimo premio Nobel o di Bruno Vespa ce ne devono essere migliaia, decine di migliaia. Senza andare così indietro nel tempo, i nostri suggerimenti riguardano per la gran parte libri scritti nell’ultimo secolo: perché di solito parlano in maniera chiara ed efficace anche al lettore “debole”; e perché a scuola spesso il tempo manca, e i programmi si chiudono con D’Annunzio o Pirandello o Ungaretti, sicché alla domanda “mi dica un romanzo che le è piaciuto” la metà degli interrogati risponde Il fu Mattia Pascal o Il piacere. Romanzi importanti, si capisce, ma c’è dell’altro: di meglio, e anche di più piacevole, e perfino – per citare la qualità che si cerca spesso, specie sotto Natale – di più “leggero”.
Parliamo di libri, genericamente, perché non esistono solo i romanzi e le poesie, e chi non ama le storie inventate può leggere dei saggi, o dei libri di viaggio, o altro. E suggeriamo, nel mucchio, anche libri di genere, o a qualche titolo “minori”: non per snobismo, ma perché pensiamo che il piacere della lettura si acquisisca anche (e a volte soprattutto) attraverso libri di questo tipo, che permettono di sperimentare un piacere immediato: per passare più tardi a piaceri altrettanto o più forti, ma meno immediati, più densi di conoscenza. Ripetiamo quindi che questa non è la Lista (mancano un sacco di libri e autori meravigliosi – tra cui il nostro preferito in assoluto – che però non sono quelli che daremmo da leggere per primi a uno studente delle superiori o al nostro lettore “debole”). È solo una delle tante liste possibili; e sono i nostri gusti (che non giustifichiamo: è una lista, non una lezione, né una classifica).
Romanzi
I soliti inglesi, francesi, russi dell’ottocento vanno benissimo. Ai più giovani va spiegato che erano per lo più persone che scrivevano per vivere, e dunque dovevano farsi leggere, cioè comprare. Perciò è fuori luogo il timore reverenziale di fronte ai nomi di quei grandi scrittori, perché i loro romanzi sono quasi sempre più facili e scorrevoli e divertenti, e spesso meno pretenziosi (nonché infinitamente più belli), di quelli che si trovano oggi nelle vetrine delle librerie.
Fate la prova con Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, con Il rosso e il nero di Stendhal, con Cime tempestose di Emily Brontë, con Padri e figli di Turgenev, con Dominique di Fromentin (uno splendido, poco conosciuto racconto d’amore), con Anna Karenina e La morte di Ivan Il’ic di Tolstoj, con quel supremo antenato del giallo che è Delitto e castigo di Dostoevskij.
Anche nel novecento ci sono un mucchio di scrittori ovvi, che possono piacere anche a degli adolescenti (già un po’ conquistati alla lettura, si capisce): Lolita di Nabokov; Il grande Gatsby di Fitzgerald; I Buddenbrook di Mann; Lo straniero di Camus.
Un po’ meno ovvi, tra gli stranieri, Giro di vite di James, che è una stupenda storia di fantasmi (e altri bei romanzi che fanno paura sono quelli di Stephen King, come It o Il gioco di Gerald); Tutto scorre di Grossman, che fa molto piangere; La resa dei conti di Bellow, che fa capire tra l’altro come si costruisce un racconto perfetto; Il falò delle vanità di Tom Wolfe e American Psycho di Bret Easton Ellis, che spiegano come funzionano i soldi meglio di Marx; A sangue freddo di Capote, per capire come si scrive un reportage (e come ci si può innamorare di un assassino); Pastorale americana di Philip Roth; Le correzioni di Franzen; i romanzi western di Cormac McCarthy (cominciando per esempio da Cavalli selvaggi); La misura del mondo di Daniel Kehlmann, perché fa ridere; Estensione del dominio della lotta e Le particelle elementari di Michel Houellebecq, perché spiegano molto bene che cosa non funziona, oggi, in occidente; Stella distante di Roberto Bolaño, che spiega perfettamente che tra cultura e barbarie (nonostante si dica spesso il contrario) non c’è alcuna contraddizione.
Non consigliamo Il giovane Holden ma consigliamo Romanzo con cocaina, di un misterioso scrittore russo che si faceva chiamare Ageev: un Holden più scuro, più ipnotico, più maledetto.
C’è anche un gran numero di scrittori italiani ovvi, quelli che si trovano nei manuali scolastici, come Fenoglio (Una questione privata, o i racconti dei Ventitré giorni della città di Alba: l’ultimo, Pioggia e la sposa, è una meraviglia) o Primo Levi (La tregua), o Pavese (La casa in collina, o La luna e i falò), o Moravia, o Sciascia (qualsiasi cosa, non sempre il solito Giorno della civetta).
Un po’ meno ovvi: lo splendido Rubè di Giuseppe Antonio Borgese, forse il più bel romanzo italiano scritto tra le due guerre; Sorelle Materassi di Palazzeschi, scritto qualche anno dopo, che è divertentissimo; Don Giovanni in Sicilia e Il bell’Antonio di Brancati (ma Brancati tutto, Brancati in blocco); Il prete bello di Parise, che sa raccontare i poveri come nessun altro ha saputo fare; Casa d’altri di Silvio D’Arzo (poco letto, ma è uno dei più bei racconti della nostra letteratura); La vita agra di Luciano Bianciardi e Seminario sulla gioventù di Aldo Busi, che spiegano bene cosa fare della propria rabbia; Aracoeli, di Elsa Morante, che spiega cos’è veramente una madre (se volete sapere cos’è un padre c’è Lunar Park di Ellis); i Sillabari di Parise, che spiegano che non c’è niente da spiegare.
Tra i libri usciti negli ultimi anni ci piacciono molto, per esempio, L’abusivo di Antonio Franchini, che in realtà non è un romanzo ma un racconto-inchiesta sulla morte del giornalista Giancarlo Siani, Il piccolo isolazionista e Haiducii di Labranca (ma ci piace un po’ tutto Labranca, e crediamo possa piacere anche a degli adolescenti: ma non è facile trovarne i libri in libreria); Servabo di Luigi Pintor; Nati due volte di Giuseppe Pontiggia; Il contagio di Siti; Lacci e Scherzetto di Starnone.
Tra i gialli, il supremo La donna della domenica di Fruttero e Lucentini (e anche A che punto è la notte). Gli hard boiled di Raymond Chandler e i noir di James Cain; La fine è nota di Geoffrey Holiday Hall; Il giudice e il suo boia e La promessa di Dürrenmatt; La settimana bianca e L’avversario (anche se non è proprio un giallo) di Emmanuel Carrère. Più violenza? La quadrilogia di Los Angeles di James Ellroy (Dalia nera, Il grande nulla, L.A. Confidential, White Jazz); Come una bestia feroce di Bunker. Più violenza ancora? Le storie di Zanardi di Andrea Pazienza (fumetti, ma più “scritti” e più forti di tanti romanzi).
Racconti
I classici, sempre: Cechov (tutti, in blocco), Tolstoj (per esempio La felicità domestica, o Padre Sergio), Kafka (per esempio La metamorfosi, ma anche tutti gli altri, specie quelli brevi come Un messaggio dell’imperatore o La preoccupazione del padre di famiglia o Un digiunatore), Schnitzler (per esempio La signorina Else o Gioco all’alba), Finzioni di Borges (cominciando per esempio da La biblioteca di Babele), Cattedrale di Carver, i racconti surreali di Cortàzar, a cominciare da Storie di cronopios e di fama, L’ospite di Lalla Romano, il perfetto racconto horror La lotteria di Shirley Jackson. Più vicini a noi nel tempo, Bolaño (per esempio Chiamate telefoniche), Alice Munro (per esempio La danza delle ombre felici: ma sono quasi tutti belli), George Saunders (per esempio la meraviglia che è Le cascate).
Saggi
I saggi a scuola spaventano un po’ perché passano per essere difficili (e a volte sono difficili); però sono utili perché insegnano come si argomenta un’idea e come si scrive, riflettendo; e nei casi migliori sono anche divertenti, perché ogni grande saggista – non ci vengono in mente vere eccezioni – è anche uno scrittore di talento, e spesso viceversa: uno dei libri migliori di Kundera è probabilmente L’arte del romanzo; e i saggi letterari di Auden sono bellissimi (La mano del tintore, Lo scudo di Perseo).
Noi abbiamo un debole per i saggi anglosassoni, lo stile anglosassone, perciò raccomandiamo per esempio i saggi di George Orwell più ancora della sua narrativa (Nel ventre della balena, gli altri saggi raccolti nei Meridiani), o quelli di Gore Vidal (solo in piccola parte tradotti in italiano: Il canarino e la miniera, Trilogia dell’impero), o il meraviglioso Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, o la raccolta di Zadie Smith Cambiare idea, o i reportage e le recensioni di David Foster Wallace riuniti in Considera l’aragosta, o i saggi di Jonathan Franzen (Come stare soli, Più lontano ancora).
Tra i saggisti italiani: le Lettere meridionali di Pasquale Villari (si trova in pdf in rete), e in particolare il saggio Di chi è la colpa?; Natalia Ginzburg, Le piccole virtù; Pasolini, Scritti corsari e Lettere luterane, e anche Descrizioni di descrizioni, che è un po’ difficile ma fa vedere in quanti modi liberi e inattesi si può parlare di un libro o di uno scrittore; Ennio Flaiano, qualsiasi cosa (in particolare La solitudine del satiro); Leonardo Sciascia, qualsiasi cosa (proprio qualsiasi, dalle Parrocchie di Regalpetra a A futura memoria, ai video che si trovano su YouTube); Elsa Morante, Pro e contro la bomba atomica; Carlo Fruttero e Franco Lucentini, La prevalenza del cretino; Primo Levi, I sommersi e i salvati.
Poesie
Saremo brevi, perché ce n’è tanta; e anche perché i poeti che leggiamo per puro piacere, i nostri preferiti, invece non sono poi tanti. E tra questi, quelli che possono funzionare senza specifiche conoscenze sulla poesia moderna sono ancora meno. Perciò suggeriamo di leggere i seguenti: Eugenio Montale (cominciando da Le occasioni e da La bufera); Vittorio Sereni (in particolare Diario d’Algeria e Gli strumenti umani); Sandro Penna (tutto), qualcosa di Saba, soprattutto le poesie della maturità e della vecchiaia, come Il vecchio e il giovane, qualcosa di Milo De Angelis (specie le poesie giovanili, come Nel cuore della trasmissione, o T.S., o La luce sulle tempie). Elsa Morante, romanziera somma, non era una grande poetessa, ma ha scritto uno splendido piccolo poema che s’intitola Addio (apre Il mondo salvato dai ragazzini). Fuori d’Italia, Philip Larkin (ne abbiamo tradotto quattro poesie splendide qui), Iosif Brodskij, Czeslaw Miłosz, Auden (in particolare il giovane Auden di Un altro tempo); e prima ovviamente Baudelaire (uno di noi stravede per La vita anteriore, l’altro per A una passante, entrambi per Crepuscolo della sera), e forse Emily Dickinson. A uno di noi piacciono alcuni russi, come Mandel’stam, all’altro meno.
Libri di viaggio
Ai ragazzi in genere piacciono, e possono essere anche usati come modelli per esercizi, imitazioni: quasi tutti, oggi, viaggiano, e descrivere il posto in cui si va e la gente che si vede è un buon modo per imparare a scrivere, o almeno a fare attenzione alle cose.
Sul Giappone, la Cina e l’oriente in genere, i libri di Fosco Maraini, in particolare Ore giapponesi e Segreto Tibet, sono bellissimi ed eruditissimi (ma abbastanza costosi anche perché contengono molte fotografie); Bangkok di Lawrence Osborne; La via per l’Oxiana di Robert Byron; Altri abusi di Aldo Busi; i reportage di guerra di Parise (Guerre politiche); Un’area di tenebra e Fedeli a oltranza di Naipaul, il primo sull’India, il secondo sui paesi musulmani non arabi. Sull’Artico: Sogni artici di Barry Lopez. Ma soprattutto, specie per i ragazzi, Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace, che è molto molto divertente, nella sua angoscia. Ma anche, pescando più indietro, le Cronache italiane di Stendhal; e anche, pescando dall’antropologia, Tristi tropici di Lévi-Strauss e Argonauti del Pacifico occidentale di Malinowski.
Riviste
Un abbonamento a una buona rivista è un’ottima cosa, e un ottimo regalo. Se chi si abbona o riceve l’abbonamento sa l’inglese consigliamo la New York Review of Books, o il New Yorker, o The Atlantic. Se sa il francese, So foot. Se non sa le lingue, o gli piacciono le figure, l’edizione italiana di Vogue. Fanno gran figura sul tavolo del soggiorno, anche senza leggerle. Online, gratuitamente, si possono leggere le bellissime interviste agli scrittori della Paris Review. Tra le italiane, ci piace la semisconosciuta, ma ottima, Una città; e vabbè, sì, Internazionale.
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