Tra un mese diventerò maggiorenne e ho avvisato i miei genitori che voglio sbattezzarmi. Loro non hanno reagito bene e mi hanno chiesto di scrivergli una relazione in cui spiego le ragioni del mio ateismo. Io voglio dare il meglio di me per provargli che ho ragione, lei cosa ne pensa?–Davide

Scrivo questa rubrica da più di cinque anni e continua a sorprendermi la quantità di lettere che ricevo sul tema della religione. Che la fede sia un aspetto così rilevante nei rapporti tra genitori e figli mi ricorda che siamo nel bel mezzo di un processo di secolarizzazione galoppante. Perché altrimenti non ci sarebbe motivo di impedire ai figli di credere in ciò che vogliono, no? Detto questo, devo dire che sono piacevolmente colpito dall’approccio burocratico con cui voi affrontate la questione: tu aspetti di raggiungere la maggiore età per inoltrare la tua richiesta di sbattezzo, dandone previa comunicazione ai genitori. E loro richiedono la presentazione di un documento scritto, che tu ti appresti a fornire con entusiasmo.

Servirà anche la marca da bollo? Siete bravi, non c’è che dire: tu mostri rispetto per il loro ruolo e loro disponibilità ad ascoltare le tue idee, a patto che tutto si svolga entro i limiti stabiliti dal regolamento. Vai, scrivi la tua relazione, mettici dentro tutto quello in cui credi e dai ai tuoi genitori la spiegazione che chiedono. Forse il vostro approccio da pubblica amministrazione è il modo migliore per affrontare un tema che ancora scalda gli animi in così tante famiglie.

Questa rubrica è stata pubblicata il 20 gennaio 2017 a pagina 10 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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