Dopo mesi di critiche sempre più severe e di mezzi annunci, Pippo Civati ha lasciato il Partito democratico. Finiti i tempi di quando stava sul palco della Leopolda insieme al suo amico Matteo Renzi, con il quale cominciò la rottamazione della vecchia classe dirigente del Pd. Nonostante le crescenti divergenze politiche, ha parecchio in comune con il premier – innanzitutto la voglia di giocare da solo. Per questo ha abbandonato il partito da solo, precedendo possibili compagni come Stefano Fassina e Corradino Mineo.
Così Civati si è garantito una pagina su ogni quotidiano del paese e una lunga serie di interviste. Il trentanovenne monzese è un politico mediocre, ma come Renzi ha un’abilità comunicativa spesso sbalorditiva. Da anni non c’è convegno o manifestazione pubblica dove non spunti miracolosamente una troupe televisiva o un giornalista con microfono in mano. È un maestro del teatrino politico tanto amato nel parlamento italiano. Lascio ? Non lascio? Sì… no… forse…
E ora si trova di nuovo nel suo elemento come un uomo politico che costruisce l’alternativa. Insieme a Sinistra ecologia e libertà (Sel), pronta a sciogliersi, e insieme alla coalizione sociale di Maurizio Landini, altro maestro dell’autopromozione. Sulla nascita del nuovo soggetto politico, Civati nelle prossime settimane potrà godersi ancora l’attenzione della stampa. Sarà Giuliano Pisapia il padre nobile dell’impresa? Quanti saranno a lasciare il Pd sulla scia di Civati?
Ovvio che il cofondatore della Leopolda non intenda costruire un partito dello zero virgola, ma “un progetto di sinistra di governo”. Intanto si aspetterà l’esito delle imminenti elezioni regionali. Innanzitutto per vedere come finirà l’impresa del parlamentare civatiano Luca Pastorino, che ha lasciato il mandato per candidarsi in Liguria contro la vincitrice delle primarie Pd, Raffaela Paita, decisione che ha creato fortissime tensioni nel partito.
Pastorino potrebbe favorire la vittoria della destra e procurare al Pd quella sconfitta che potrebbe convincere altri dissidenti a lasciare. Primo obiettivo di Civati, che si è unito al gruppo misto, è il tentativo di creare con alcuni fuorusciti del Movimento 5 stelle un proprio gruppo al senato che potrebbe fungere da polo d’attrazione per tutta l’area a sinistra del Pd. Mineo, altro civatiano iperattivo e loquace come lui, sta già mostrando il cartellino giallo al premier Renzi: “Ci sono 22 senatori che vogliono far pesare le loro richieste e senza i quali non c’è maggioranza. Spetta a Renzi convincerci”.
E già si prevede un altro giro di questa giostra anomala che è il parlamento italiano. Civati è il parlamentare numero 200 che lascia il suo partito. Eppure siamo appena a metà legislatura. Un record mondiale difficilmente uguagliabile. È un segno inconfutabile che il teatrino politico è destinato a restare ancora in piedi.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it