Il 31 ottobre il consiglio generale del dipartimento (l’equivalente delle province) del Tarn (nel sudovest della Francia) ha deciso di sospendere la costruzione di una diga a Sivens, dopo la morte nella notte tra il 25 e il 26 ottobre di un manifestante durante gli scontri tra le forze dell’ordine e i militanti ambientalisti che si oppongono alla diga.
Rémi Fraisse, 21 anni, è rimasto ucciso da una “granata offensiva” Of F1 lanciata dai gendarmi. Il governo ha aperto un’inchiesta amministrativa, mentre i genitori di Fraisse hanno sporto denuncia per omicidio.
I gendarmi evocano la legittima difesa e le circostanze in cui è morto Fraisse, scrive Libération: il buio, il fatto che “tra i cento e i duecento militanti mascherati si sono mescolati agli ambientalisti pacifisti per scontrarsi con le forze dell’ordine” e che “56 tra poliziotti e gendarmi sono rimasti feriti dal 1 settembre negli scontri con i manifestanti che si oppongono alla diga di Sivens”.
A decidere sulla diga sarà ora il governo: la ministra dell’ambiente Ségolène Royal ha indetto una riunione d’urgenza per il 4 novembre con i presidenti del consiglio generale e di quello regionale e il prefetto. Un appuntamento contestato dall’eurodeputato ecologista José Bové, che ha accusato il governo di voler escludere i partiti e le organizzazioni che si oppongono al progetto, secondo cui la diga avrebbe un forte impatto ambientale.
Queste ultime rimproverano anche il governo di Manuel Valls di essere “agli ordini della Fnsea”, il potente sindacato degli agricoltori. La diga deve infatti servire a irrigare delle colture di cereali.
Valls è anche accusato dai Verdi per la “linea dura” adottata dai gendarmi durante gli scontri di sabato notte. Un atteggiamento che allarga ancora di più la frattura tra gli ecologisti – che non fanno più parte del governo da aprile e non hanno votato quello attuale, a settembre – e i socialisti di Valls. I Verdi accusano in particolare il premier di essere troppo autoritario e di aver contribuito a deteriorare la situazione.
Sono molti i focolai di tensione tra il governo e i movimenti ambientalisti, a cominciare dal progetto di aeroporto di Notre-Dame-des-Landes, vicino a Nantes (ovest), fortemente voluto dall’ex primo ministro (ed ex sindaco di Nantes) Jean-Marc Ayrault e ormai dato per abbandonato, per finire con la tratta ad alta velocità ferroviaria Lione-Torino, che anche in Francia ha il suo movimento no tav.
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