Se dopo il primo turno delle elezioni dipartimentali si poteva dire che Marine Le Pen aveva vinto la sua scommessa a metà, dopo il secondo turno si potrebbe ripetere la stessa cosa: con il voto, che si è svolto il 29 marzo, il Front national (Fn) si impone come terza forza politica del paese in termini di voti ottenuti, ma non riesce a conquistare nessun dipartimento (equivalente delle nostre province).

Il “cordone sanitario” dei partiti tradizionali – o “repubblicani” (leggi democratici), come dicono in Francia – ha quindi retto nei due dipartimenti, l’Aine (nord) e il Vaucluse (sudest), nel quale il Front national era in testa al primo turno.

L’appello a votare contro il Fn e la desistenza dei candidati piazzati meno bene a favore di quelli che potevano vincere hanno funzionato e diversi candidati frontisti, benché in testa al primo turno, sono stati battuti al secondo.

La relativa sconfitta di Marine Le Pen è compensata dal risultato senza precedenti del suo partito in un’elezione locale, con 62 consiglieri dipartimentali (su oltre quattromila). Tenendo conto del sistema binominale (i candidati vengono eletti a coppie) a due turni, si tratta di un successo che conferma il radicamento del partito di estrema destra sul territorio. Se poi si considerano le percentuali, con oltre il 22 per cento dei voti ottenuti l’Fn è addirittura il secondo partito di Francia, davanti ai socialisti.

Il voto di domenica conferma anche la tendenza emersa una settimana fa, con una larga vittoria dell’Unione per un movimento popolare (Ump) e i suoi alleati di centro, l’Unione dei democratici e indipendenti (Udi) e il Movimento democratico (MoDem), che ottengono 67 dipartimenti sui 98 in palio – strappandone 27 alla sinistra.

Quest’ultima ne conserva 33 e ne conquista uno solo. Tra i dipartimenti persi, alcuni hanno un forte peso simbolico, come la Corrèze, feudo del presidente della Repubblica François Hollande, l’Essonne, di cui il primo ministro Manuel Valls è stato a lungo deputato o la Seine-Maritime, circoscrizione elettorale del ministro degli esteri Laurent Fabius.

Smacco elettorale per la gauche, le dipartimentali segnano il pieno ritorno sulla scena politica di Nicolas Sarkozy. Da quando ha ripreso la guida del suo partito, l’Ump, nel novembre scorso, l’ex presidente della repubblica non era riuscito a imporre la sua leadership per carenza di nuove idee e di un programma chiaro. Inoltre, la sua linea politica, appiattita per molti aspetti su quella del Front national, sembrava non convincere. Ma il risultato elettorale conferma e legittima il suo ruolo di primo piano, in vista soprattutto delle presidenziali del 2017, e la sua linea popolare e populista volta a sedurre i potenziali elettori dell’Fn parlando “senza tabù” di immigrazione e sicurezza.

E proprio avendo in mente la scadenza presidenziale – in fondo l’unica che conta nel calendario elettorale francese – Sarkozy ha evocato “l’inarrestabile alternanza in marcia” verso l’Eliseo. Un cammino che la gauche, preda da tempo di profonde divisioni, farà fatica a ostacolare.

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