Malgrado il clima sociale reso incandescente dalla riforma del diritto del lavoro, poche migliaia di persone hanno partecipato domenica alle tradizionali manifestazioni del 1 maggio. Secondo il ministero dell’interno, in tutta la Francia hanno sfilato 84mila persone; per la Confédération générale du travail (Cgt, il principale sindacato del paese) i dimostranti a Parigi erano 70mila, mentre per la polizia erano 16mila.
Numerose manifestazioni si sono svolte in altre città, ma sempre con numeri piuttosto bassi (tra le duemila e le quattromila persone a Bordeaux e “qualche centinaio” a Marsiglia, osserva Le Monde). L’anno scorso, ricorda il giornale, in tutto il paese erano scese in piazza tra le 76mila e le 110mila persone, tra novemila e dodicimila a Parigi.
A fianco della Cgt hanno sfilato i sindacati Force ouvrière, quello degli insegnanti Fsu e Solidaires, insieme alle organizzazioni giovanili di sinistra, che avevano già partecipato a diverse iniziative contro la riforma del lavoro.
Un carattere particolare
Nella capitale la giornata si è conclusa con alcuni scontri tra forze dell’ordine e casseurs, gruppi di giovani violenti simili ai black block, intorno a place de la Nation, dove il corteo si sarebbe dovuto sciogliere. Dopo aver fermato più volte il corteo lungo il suo percorso, la polizia ha disperso i casseurs usando i lacrimogeni. Dieci persone sono state arrestate a Parigi per aver lanciato oggetti – per lo più raccattati nei cassonetti – contro le forze dell’ordine. Gli scontri sono proseguiti in serata a place de la République, occupata, come ogni sera da un mese a questa parte, dal movimento Notte in piedi. La piazza è stata evacuata dalla polizia; due persone sono rimaste ferite e altre diciotto sono state arrestate.
Al di là dei numeri, quest’anno il 1 maggio aveva un carattere particolare perché da due mesi è in corso il braccio di ferro tra il governo, guidato dal socialista Manuel Valls, e alcuni sindacati (compresa la Cgt) e organizzazioni della società civile sulla legge di riforma del lavoro El Khomri.
Elaborata dalla ministra del lavoro Myriam el Khomri, i critici accusano la legge di smantellare alcuni diritti acquisiti e di rendere più facili i licenziamenti, se non addirittura di essere stata scritta a quattro mani con il Medef, la confindustria francese. Il governo afferma di voler ridurre la disoccupazione, stabilmente sopra il 10 per cento dal 2012, incoraggiando le aziende ad assumere più lavoratori a tempo indeterminato, a porre fine a certi abusi, in particolare per quanto riguarda le “rotture convenzionali” (dimissioni nelle condizioni di un licenziamento), e a far entrare più giovani sul mercato del lavoro.
La sinistra chiede il ritiro della legge sul lavoro, la destra la vuole come in origine, più liberista
Da quando è stato presentato, il testo ha subìto diverse modifiche, in seguito alle proteste e all’intervento dei sindacati riformisti, e arriverà il 3 maggio all’assemblea nazionale (cioè alla camera) per la prima lettura. I deputati dovranno anche pronunciarsi sui cinquemila emendamenti presentati dai vari oppositori al testo: la metà li hanno presentati gli esponenti del Fronte di sinistra, che chiede il ritiro puro e semplice della legge, mentre un altro migliaio arrivano da alcuni deputati dello stesso Partito socialista di Valls, guidati dalla sindaca di Lilla e storica avversaria di Valls, Martine Aubry.
Gli emendamenti presentati dall’opposizione di destra puntano invece a tornare alla versione iniziale del disegno di legge, considerato più liberista. L’ostilità alla legge è tale all’interno della stessa sinistra da far temere che mancheranno i voti necessari per adottarla. Il governo ha comunque escluso di ricorrere alla fiducia per farla passare.
Appuntamento al 3 maggio
Al termine della giornata, e prima di nuovi scontri tra casseurs e polizia, il movimento Notte in piedi aveva organizzato un’assemblea generale in place de la République per fare un bilancio della giornata.
Nato il 31 marzo sull’onda di un’altra manifestazione contro la legge El Khomri, il movimento si è rapidamente imposto come il nuovo e informale luogo di discussione sulle questioni che agitano la società francese. Ogni sera i suoi simpatizzanti, in gran parte studenti, occupano place de la République, a Parigi, luogo di ritrovo per eccellenza dopo gli attentati del 2015, per discutere in assemblea generale o in seno a commissioni tematiche (scienza, parità, Francia-Africa eccetera). Non ha un portavoce né un leader, anche se l’economista Frédéric Lordon è apparso sin dall’inizio come uno degli ispiratori, insieme a François Ruffin, direttore della rivista alternativa Fakir e autore dell’apprezzato documentario Merci patron!, sul licenziamento di due lavoratori del gruppo di prodotti di lusso Lvmh.
Il movimento nega qualsiasi forma di appartenenza politica, anche se appare formato soprattutto da simpatizzanti di sinistra delusi dalla piega liberista presa dal governo Valls. Non a caso il sindacato Solidaires, molto critico nei confronti della politica economica del presidente della repubblica François Hollande, ha compiuto diversi tentativi per tessere dei legami con Notte in piedi. Insieme, hanno annunciato una nuova manifestazione contro la legge El Khomri per il 3 maggio, a poche ore dall’inizio delle discussioni in parlamento.
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