C’è la stessa differenza che passa tra l’elettricità e una tv via satellite. Per spiegare il dibattito sulla neutralità di internet, Neil Irwin sul New York Times ricorre a un esempio semplice. Oggi la rete è come l’elettricità: a chi la fornisce non importa come viene usata. Siamo liberi di farne quello che vogliamo, dobbiamo solo pagare in base a quanta ne usiamo.

Con la tv via satellite invece il discorso è diverso: si può scegliere tra molti pacchetti, ma con un numero di canali limitato. L’acqua, le strade, le città, gli spazi pubblici: intorno alle grandi infrastrutture si combattono grandi battaglie. Da una parte gli interessi di multinazionali e imprese private, dall’altra i cittadini e la società civile.

La neutralità della rete è uno di questi campi di battaglia. Le aziende di telecomunicazioni statunitensi spingono perché internet segua il modello della tv via satellite, offrendo a chi paga un accesso ultrarapido, ma solo a una serie predefinita di contenuti. Il rischio è che si perda uno dei tratti essenziali di internet: oggi sono tutti sullo stesso piano, il sito del grande quotidiano e il blog dello studente. Tutti raggiungibili nello stesso modo, senza che nessuno possa bloccarli (a meno che non ospitino contenuti illegali) o condizionarne l’accesso.

Per questo qualcuno ha definito “epocale” la dichiarazione di Barack Obama. Il 10 novembre il presidente statunitense ha chiesto che la banda larga sia considerata come un’infrastruttura al servizio dei cittadini, al pari di acqua, gas, elettricità: “Non possiamo consentire che gli internet provider limitino l’accesso o scelgano vincitori e sconfitti nella competizione online per i servizi e le idee”.

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C’è però chi si spinge più in là e pensa che le grandi aziende tecnologiche, come Amazon, Google e Facebook, debbano essere nazionalizzate. L’argomento ha una sua logica: queste aziende sono state create sfruttando una tecnologia (internet) finanziata con i soldi pubblici, sono cresciute grazie a un sistema legislativo e fiscale indulgente, nel tempo sono diventate dei monopoli di fatto nei rispettivi segmenti di mercato, stanno accumulando enormi quantità d’informazioni sui cittadini di tutto il mondo e hanno ormai la capacità di influenzare la vita economica, politica, sociale e culturale.

Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2014 a pagina 7 di Internazionale, con il titolo “Neutralità”. Compra questo numero | Abbonati

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