Per ora la notizia è questa: la Mondadori ha detto di voler comprare la Rcs Libri per una cifra compresa tra i 120 e i 150 milioni di euro. Il consiglio d’amministrazione della Rizzoli deve ancora riunirsi per decidere, e poi deve dare il suo parere l’antitrust. Quindi c’è ancora molta strada da fare prima di arrivare alla nascita di un gruppo editoriale in grado di controllare il 40 per cento del mercato librario italiano.
Fusioni e acquisizioni non sono una novità in campo editoriale, in Francia, in Spagna e nel mondo anglosassone ce ne sono molti esempi. Ma un conto è quando si alleano piccoli o medi editori, un altro se a fondersi sono grandi società: di solito si tratta di operazioni che servono più a soddisfare gli appetiti dei manager che a trovare un modo per resistere alla crisi o all’avanzata di colossi stranieri, e alla fine hanno come unico obiettivo tagliare posti di lavoro e schiacciare i concorrenti più piccoli. Quei milioni di euro che la Mondadori è pronta a spendere per comprare la Rcs Libri forse potrebbero essere investiti diversamente, e meglio. Per recuperare lettori, rafforzare il sistema distributivo, migliorare la produzione editoriale.
Ma servirebbe un progetto, che forse manca. D’altra parte anche gli appelli indignati e la resistenza ostinata a qualunque modifica dello status quo hanno il limite di non offrire una possibile soluzione a quella che resta una questione irrisolta: come continuare a fare libri che le persone abbiano voglia di leggere.
Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2015 a pagina 5 di Internazionale, con il titolo “Leggere”. Compra questo numero | Abbonati
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it