In cinque anni di guerra, i siriani sfollati e costretti a lasciare le loro case sono stati più di tredici milioni, circa la metà dell’intera popolazione. Tra quelli che sono rimasti, quasi due milioni vivono intrappolati sotto assedio, senza poter neanche scappare. È una guerra contro i civili. Tra il 30 e il 40 per cento delle vittime sono donne e bambini, ha denunciato Medici senza frontiere (Msf) in un rapporto basato sui dati raccolti in una parte dei suoi sei ospedali e delle 152 strutture sanitarie presenti nel paese.

E che sia una guerra innanzitutto contro i civili lo dimostrano proprio gli attacchi subiti nel 2015 da Msf: 94 bombardamenti contro 63 strutture sanitarie, dodici strutture completamente distrutte, in media un attacco ogni settimana per tutto l’anno, e più di dieci dall’inizio del 2016. Bilancio: 23 i medici uccisi, 58 quelli feriti. In almeno quattro casi si è trattato di doppi attacchi, double tap, una tecnica di guerra che funziona così: si colpisce un ospedale, oppure una scuola o un mercato, uccidendo e ferendo chi si trova sul posto, e dopo una ventina di minuti si bombarda di nuovo lo stesso obiettivo, questa volta colpendo anche soccorritori e medici. Le immagini ricordano le macerie europee dopo la seconda guerra mondiale. E Le Monde ha scritto: “Aleppo è la Guernica del ventunesimo secolo”.

I numeri delle vittime della guerra in Siria sono incerti e sono spesso stati usati strumentalmente anche dal regime di Bashar al Assad. Secondo un rapporto del Syrian centre for policy research, citato dal Guardian, 470mila siriani sono rimasti uccisi in cinque anni di conflitto, molti di più dei 250mila calcolati diciotto mesi fa dalle Nazione Unite, prima che sospendessero la raccolta di dati statistici.

C’è un numero su cui però non è possibile discutere, ed è quello dei paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che stanno bombardando in questo momento la Siria: sono Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, quattro su cinque. Dovrebbero proteggere la popolazione dal fuoco incrociato dell’esercito di Assad, dei ribelli, del gruppo Stato islamico e delle varie milizie sostenute da Iran, Arabia Saudita e Turchia. Lo prevede anche l’articolo 24 dello statuto dell’Onu: il Consiglio di sicurezza ha “la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”. Con quali risultati è sotto gli occhi di tutti.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it