Didier Fassin, La forza dell’Ordine

La Linea, 351 pagine, 19 euro

Negli ultimi mesi del 2005, quando nelle periferie francesi si scatenavano proteste violente e si bruciavano autobus e cassonetti, l’antropologo Didier Fassin compiva la sua ricerca etnografica, accompagnando quotidianamente un corpo speciale di polizia nel pattugliamento delle zone più “sensibili” dell’area urbana di Parigi. Questo libro è il risultato di quella ricerca.

Con molti episodi e una scrittura aperta anche ai non specialisti, racconta la grande distanza tra i comportamenti criminali identificati (di solito piccoli furti e danneggiamenti) e le modalità di repressione (fermi umilianti, interrogatori duri, carcere), tra le aspettative di pronto intervento tratte da un immaginario da telefilm e una noiosa quotidianità fatta di giornate trascorse nell’attesa di una chiamata, dove il più piccolo movimento diventa occasione per sfoggiare, quasi teatralmente, la propria forza.

In maggioranza gli agenti provengono da zone rurali senza esperienza delle periferie urbane, e cercano dunque di riprodurre i racconti eroici che ascoltano dai loro superiori, storie che parlano dell’imposizione, quasi coloniale, di un ordine a una realtà indomita e selvaggia.

E proprio il rafforzamento di un ordine sociale, fondato sulla discriminazione, capace di alimentare a sua volta il bisogno di sicurezza della società, rischia di costituire oggi, secondo Fassin, l’attività principale della polizia.

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