Marco Rizzi, La secolarizzazione debole
Il Mulino, 108 pagine, 11 euro
Secondo Marco Rizzi, studioso di storia del cristianesimo, per capire cosa generi il ritorno del fondamentalismo religioso non è molto utile il concetto di “crisi del processo di secolarizzazione”. Quello che sta accadendo è più complesso di una semplice avanzata del sacro rispetto al profano.
Se infatti è vero che le identità religiose sono sempre più rivendicate nell’ambito dei conflitti, è anche evidente che tali identità si moltiplicano anche all’interno delle varie tradizioni: sciiti contro sunniti, ebrei fondamentalisti contro ebrei riformati per esempio. Si tratta dell’effetto di una crisi delle istituzioni non solo religiose ma anche politiche, di una più generale erosione dell’idea di partecipazione in favore della diffusione dell’autoritarismo. Il dissolversi di chiese e stati genera negli individui una richiesta di regole, di punti di riferimento, di quelli che Rizzi chiama “stili di vita eterodiretti”.
Questo spiega non solo i processi di radicalizzazione ma anche gli attacchi alla democrazia, in una parola, l’abbandono di quelle tradizioni di pensiero critico che molto tempo fa si erano affermate nel contesto dell’Europa cristiana producendo, tra l’altro, ciò che è stato chiamato il processo di secolarizzazione. Tutto questo in favore di una domanda di norme e verità assolute, per quanto assurde e dannose possano essere.
Questa rubrica è stata pubblicata il 4 novembre 2016 a pagina 96 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati
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