Alla fine del 2013 l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) aveva annunciato il superamento di una soglia storica: per la prima volta dalla seconda guerra mondiale il mondo ha registrato più di 50 milioni di profughi. Un anno dopo il numero è arrivato a 59,5 milioni.
Intanto, nei primi nove mesi del 2015 secondo l’Unhcr più di 411mila migranti hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere il vecchio continente, superando il totale degli arrivi nei quattro anni precedenti (dal 2010 al 2014).
Le rotte migratorie sono cambiate, il tema è entrato nel programma di lavoro dei governi ed è al centro del dibattito pubblico europeo. In un contesto così complicato i dati possono aiutare a capire meglio la realtà.
1) L’Europa rischia l’invasione?
Secondo l’Unhcr, 875mila migranti e profughi sono arrivati via mare in Europa dal 2008 al settembre 2015. Anche se tutti fossero rimasti in Europa, si tratta dello 0,17 per cento della popolazione europea (che è di 507 milioni di abitanti). Se anche per assurdo tutti gli abitanti della Siria e dell’Eritrea si trasferissero in Europa, queste persone rappresenterebbero circa il 5 per cento della popolazione.
2) I migranti minacciano lo stato sociale dei paesi europei?
No. Uno studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico mostra che tra il 2007 e il 2009 in quasi tutti gli stati europei le famiglie immigrate hanno versato più tasse e contributi di quanto non abbiano beneficiato in termini di servizi e sussidi. Questo è dovuto prevalentemente a questioni demografiche: la maggioranza dei migranti è in età lavorativa e non grava molto sulle casse dello stato che la ospita (per esempio sul sistema sanitario e quello pensionistico).
L’Ocse estende il calcolo sugli ultimi cinquant’anni e definisce “neutro” l’impatto fiscale complessivo dell’immigrazione. In altre parole nell’arco di mezzo secolo la presenza dei cittadini di origine straniera sembra non aver comportato né costi né benefici sul piano fiscale.
Se questo risultato è dovuto alle politiche sull’immigrazione, continua lo studio, in un mondo dove i flussi fossero gestiti in accordo alle esigenze del mercato del lavoro e favorendo l’integrazione, l’immigrazione avrebbe di sicuro un impatto positivo.
3) I migranti fanno aumentare la disoccupazione?
No. Le analisi statistiche riportate dall’Istituto universitario europeo – in uno studio cofinanziato dall’Unione europea – mostrano che la disoccupazione e l’immigrazione nei paesi europei non vanno di pari passo, ma anzi si muovono in direzione opposta.
I ricercatori spiegano che “da un lato gli immigrati sono più attratti dall’occupazione che dalla disoccupazione, dall’altro un mercato del lavoro che funziona bene crea occupazione sia per i migranti sia per gli autoctoni che, in molti casi, non sono in competizione diretta”. In Italia, per esempio, i dati Istat elaborati dalla Fondazione Moressa mostrano come i lavoratori immigrati tendono a esercitare in aree differenti da quelle dei lavoratori italiani.
4) Gli immigrati in Italia pagano le tasse?
Sì. Dal punto di vista fiscale, secondo le stime di uno studio della fondazione Moressa anche in Italia, come nel resto d’Europa, i lavoratori stranieri pagano più tasse di quanto non ricevano sotto forma di prestazioni. Secondo i dati del 2012, la spesa pubblica rivolta agli immigrati in Italia può essere stimata in 12,5 miliardi di euro, l’1,57 per cento della spesa pubblica nazionale.
Dall’altro lato, tra imposte e contributi previdenziali i cittadini stranieri versano 16,5 miliardi di euro all’anno. Mettendo a confronto entrate e uscite gli immigrati in Italia sono in attivo di 3,9 miliardi di euro.
5) I paesi con più profughi sono in Europa?
No. Secondo l’Unhcr tra i dieci paesi con più profughi pro capite c’è solo un paese europeo: Malta. Dei 59,5 milioni di profughi registrati dall’Unhcr alla fine del 2014, solo 1,5 milioni hanno trovato accoglienza in Europa. Una piccola frazione rispetto al totale: Turchia e Libano insieme ne accolgono il doppio. L’Italia, come sottolinea l’inchiesta di Valigia Blu, accoglie un profugo ogni mille persone e risulta sotto la media europea (1,1 ogni mille) e ben al di sotto di Svezia (11 ogni mille) e Francia (3,5 ogni mille). In Medio Oriente, il Libano accoglie circa 1,2 milioni di profughi (232 rifugiati ogni mille abitanti), pari a un quarto della popolazione del paese e la Giordania 672.930 profughi, 87 ogni mille abitanti.
6) L’Europa ha bisogno dei migranti?
Sì. Una ricerca dell’Istituto universitario europeo mostra come un’Europa senza migranti si muoverebbe verso un drammatico calo demografico, con conseguente insostenibilità del suo welfare e il rischio di non rimanere al passo con i tempi.
Come spiega Leonid Bershidsky su Bloomberg View, secondo le ultime stime della Commissione europea, nel 2015 in Europa ci sono quattro giovani per ogni pensionato, ma nel 2060 ce ne saranno solo due. Come scrivono gli autori della ricerca dell’Istituto universitario europeo le opzioni sono due: “O gli stati europei chiudono le frontiere e accettano di vedere l’Europa pesare sempre meno in un mondo in crescita o si aprono alla migrazione e permettono all’Europa di crescere”.
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