Da diverso tempo ho deciso di non sviluppare il concetto “quanto fanno schifo gli altri!”. È uno dei temi chiave dei social network, per via della sensazione apparente che la categoria “altri” si sposti automaticamente per escludere chiunque legga: non si ricordano casi di persone che leggendo degli hipster, degli sfigati o degli scemi ci si sia riconosciuta. Quindi, nell’affrontare un argomento molto spinoso che riguarda un vizio diffusissimo, eviterò completamente l’indignazione.

Concerto. Si spengono le luci. Si alzano i cellulari. Si sa. Anche noi qualche volta facciamo una foto, un filmatino di qualche secondo, ma ci troviamo sempre davanti quello che riprende intere canzoni, gruppi di canzoni con il telefono, oppure scatta mille immagini, e la cosa ci infastidisce. Abbiamo sempre ’sto telefono alzato nel campo visivo. È un caso tipico in cui non si possono imporre delle regole ferree perché non verranno rispettate: tocca affidarsi all’educazione e alla moderazione, che sono due doti che gli italiani in massa tendono a dimenticare, con la scusa che se tutti sono maleducati è come non esserlo. E invece no: se tutti sono maleducati è il momento più giusto per remare contro. Anche perché il maleducato da solo non esiste. Avete mai sentito parlare di un maleducatissimo da solo in casa sua?

Non documentare niente
Le ragioni per non fare niente sono molteplici. Per prima cosa ci sono sempre, in tutti i concerti, dei fotografi accreditati che faranno foto belle, luminose, a fuoco, da vicino, realizzate con una macchina fotografica vera, grandi obiettivi luminosi, oltre a capacità superiori alle tue. Il giorno dopo saranno ovunque in rete. I telefoni, anche i migliori, non sono macchine fotografiche. Fanno foto anche decenti ma solo con tanta luce, e ai concerti ce n’è poca. I video poi vengono male, mossi e sgranati, sempre dallo stesso punto, e sicuramente per quel tour c’è già su YouTube un video fatto bene con tante telecamere e una regia. Inoltre se non fai foto e video ti godi di più il concerto, perché non devi pensare ad altro se non a stare lì e stare bene. Infine, dietro di te potrei esserci io o qualcuno come me, e magari ti fa piacere l’idea di non disturbarmi per niente. Potremmo anche diventare amici.

Documentare poco
Se hai voglia di fare due foto o un breve video, non farlo all’inizio perché l’immagine sarà piena di schermi di cellulare. E poi l’inizio del concerto è costruito per produrre un impatto sul pubblico e non sul sensore di uno smartphone, quindi il buio, l’attesa, l’uscita, le due parole, l’attacco del primo pezzo sono tutti ingredienti di una sequenza studiata per uno scopo che, quando è raggiunto, esalta. Meglio non perderselo. Più avanti, dal terzo o quarto pezzo, si può cercare un momento adatto per fare una foto. È bene comunque tenere la luminosità dello schermo al minimo, così da non disturbare gli altri. I video sono sempre mossi, brutti, e scaricano la batteria del cellulare: volendo è meglio registrare delle clip audio, cosa che si può fare senza alzare il telefono, visto che spesso la pressione sonora è troppo alta, e tenere l’apparecchio in mezzo alla gente aiuta a evitare distorsioni. Con WhatsApp si può mandare la registrazione dell’audio a un amico appassionato, una fidanzata, la mamma cui piacciono tanto i Coldplay. Per la foto, ricordarsi sempre di tenere spento il flash. Sull’argomento flash torno dopo.

Documentare tanto
Che io ti venga a dire quello che devi fare è davvero assurdo e anche un po’ presuntuoso. Provo a convincerti lo stesso. Esistono di qualsiasi concerto immagini e filmati realizzati con la massima qualità dai professionisti. Il fatto che non siano i tuoi non è un problema, anzi: tu sei in mezzo alla gente, in una posizione scomoda per il video e impossibile per l’audio, e hai un piccolo apparecchio amatoriale con una lente che è nella migliore delle ipotesi grande come l’unghia del tuo mignolo (controlla). Inoltre se passi il tempo a fare filmati e foto, ottieni il risultato di disturbare quelli che sono dietro di te e hanno pagato il biglietto, oltre a non divertirti tu. Ma se ancora questo non ti convince, pensa sinceramente all’archivio di filmati e foto di concerti che hai nell’hard disk. A cosa serve? Quante volte ti capita di mostrarlo a qualcuno? Non è meglio Google immagini? Bastano veramente poche foto, su. Sii più leggero. In ogni caso, se sei ancora determinato, sappi che il flash va tenuto spento.

Il flash
Il flash non è un trucco che fa venire bene le foto. Il flash è una lucina accessoria che serve a illuminare un cono di qualche metro al massimo. Quando si deve fotografare un punto lontano illuminato in una stanza buia, come in qualsiasi contesto di concerto, l’ultima cosa che si desidera è un ritratto delle nuche che ci sono davanti a noi. La luce del flash, che a noi sembra così forte, illumina due file di persone davanti a noi, e arrivata alla terza è già quasi ininfluente. La luce del flash del nostro telefono, della nostra macchina fotografica, ma anche di un flash da fotografo, di un bank professionale, non sarà mai superiore alle luci di un palco. Mai. Inoltre, nel buio di un concerto l’accensione del flash dice all’autofocus della nostra macchinetta o del nostro smartphone che noi vogliamo mettere a fuoco uno o due metri davanti a noi, con il risultato che il palco verrà sfocato e buio. Inoltre il flash disturba molto. In questo modo, se tieni il flash accesso, attiri l’attenzione di tutti sulla tua incapacità. Arrivato a casa, scoprirai di avere gallerie intere di nuche, ore di girato di nuche per un documentario sulle nuche, una mostra al museo delle nuche. Ma ti pare?! Tieni spento il flash: usarlo ai concerti è un modo per risultare insieme maleducati e stupidi agli occhi di persone che non sanno nient’altro di te.

Lo zen
Durante il concerto, in genere, prima di fare qualcosa con il cellulare è buona regola chiedersi: “Non è che rompo le palle?”. Un trucco per capire se si rompono le palle è immaginare di essere la persona davanti a noi che fa quello che stiamo per fare. Se si ha la sensazione di romperle, è meglio evitare e tornare a godersi lo spettacolo. Un concerto è un contesto in cui ci sono moltissime persone in uno spazio ristretto: siamo tutti un po’ vicini e un po’ indulgenti, ma se si impara a essere educati lì, si può essere educati ovunque.

Questo è il modo più gentile che conosco di affrontare questo tema. Marky Ramone ha un sistema più brutale.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it