1. Bachar Mar-Khalifé, Yalla tnam nada (feat. Golshifteh Farahani)
Ninna nanna mediorientale nata dall’incontro tra Mar-Khalifé, cantante e compositore di Beirut, e l’attrice-cantante iraniana Farahani. Ogni musica cantata con voci simili ha qualcosa di sacro e nell’intensissimo Ya balad (l’ultimo album del libanese) ci sono un’aura religiosa, passeggiate arabeggianti sul pianoforte e anche momenti di eccentrica divagazione dub-tronica da Ryuichi Sakamoto d’Arabia. In fondo è un continuo ballo tra oriente e occidente, con la sensazione di cercare quanto di bello si possa trovare in mezzo.

2. Mercury Rev, Sunflower
Uno strillo, poi al galoppo ed ecco uno di quegli inni pop con il rullante pesante, la sezione fiati e il tintinnar di sitar. Come due impermeabili psichedelici britannici in tweed arcobaleno e l’anima del cagnolone da caccia: devono essere americani per sbaglio, gli amiconi Jonathan e Grasshopper. Qui, nell’album The light in you, parlano molto del tempo (l’autunno, affranto e colorato) e affrontano ottovolanti di emozioni in caduta libera consolandosi con giardinaggio, girasoli, coretti chierichetti. Forse c’è qualche campanella di troppo, però volano alto.

3. Gianluca De Rubertis, Mai più (con Amanda Lear)
Tra Serge Gainsbourg e quegli anni settanta che non finiscono mai perché in tanti rimpiangono di non aver potuto viverli essendosi limitati a nascerci. Allora lo rivivono per procura, perché in fondo Amanda Lear è una varietà addomesticata della trasgressione vintage da qualche parte tra Jane Birkin e Iva Zanicchi, una partner da duetto sensuale, una stella nella prospettiva cosmica di L’universo elegante, album di ballate fascinosamente retrodatate, nostalgiche e gentili, da un mormorautore pugliese classe 1976.

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Questa rubrica è stata pubblicata il 30 ottobre 2015 a pagina 88 di Internazionale, con il titolo “Duetti e chierichetti ”. Compra questo numero | Abbonati

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