Con tempestività, mentre a Cannes annunciano la selezione ufficiale della settantesima edizione del festival, arriva nelle sale italiane uno dei film in concorso all’edizione numero sessantanove, cioè Personal shopper di Olivier Assayas. È un film abbastanza poco convenzionale, in cui convivono elementi da cinema di genere con un tocco autoriale tutto francese e una star di Hollywood, da qualche tempo in fuga dai blockbuster, cioè Kristen Stewart.
Proprio lei, con il suo broncio, è la protagonista assoluta del film di Assayas che si svolge prevalentemente a Parigi. Interpreta Maureen, una ragazza americana che divide il suo tempo tra un lavoro al limite dell’assurdo (ma che esiste davvero), la personal shopper appunto, e quella che sembra invece la sua vera missione: comunicare con il fratello gemello Lewis, morto da pochi mesi. Perché Maureen, come Lewis, è una medium. E quando la incontriamo è andata nella casa dove Lewis viveva con la compagna, in cerca di tracce della presenza del fratello.
Gli aspetti intimi, spirituali e paranormali dell’esistenza di Maureen sembrano poco conciliabili con la sua attività, che si svolge tra showroom e boutique, abiti, scarpe, gioielli che pochi possono permettersi. Naturalmente i due mondi sono destinati in qualche modo a sovrapporsi, o meglio a scambiarsi di posto, e l’unica che può riuscire a operare questo scambio è proprio Maureen. È quello che lo spettatore spera, più o meno dal primo momento in cui Maureen va a fare shopping. Ci si chiede se avremo la fortuna di vederla indossare qualcuno di quei modelli esclusivi che lei acquista per la sua fantomatica datrice di lavoro.
Ma ci si chiede anche: cos’è più spettrale? Una casa di campagna disabitata o la cabina armadio dell’algido appartamento parigino di una non meglio definita “vip”? Cos’è più fantomatico? Un datore di lavoro che ti lascia la sua carta di credito per comprare scarpe o il legame indissolubile con un fratello gemello perduto? Olivier Assayas e Kristen Stewart probabilmente non sono interessati a darci delle risposte, ma sono perfetti per giocare con tutti questi elementi distribuiti quasi alla rinfusa lungo il film, un po’ come il contenuto di un cassetto sparso sul letto.
Fondamentale per tutto questo gioco proprio la sfuggente protagonista che sembra perennemente insoddisfatta. Sia quando salva il suo vampiro preferito, sia quando sconfigge la strega regina cattiva e sia quando (spoiler alert) finalmente indossa il modello di Chanel che ha comprato per la sua capa ricca. Come già in Sils Maria, Assayas sfrutta alla perfezione Kristen Stewart e la sua disponibilità come attrice, anche proiettandola nel traffico di Parigi a cavallo di uno scooter, momento in cui si teme per la sua incolumità. Come ci ha raccontato lo stesso Assayas quando abbiamo registrato l’Anatomia di una scena, le scene sono state girate nel vero traffico parigino e Kristen le ha fatte senza controfigura.
Un’altra diva, Natalie Portman, si è messa al servizio di un progetto originale come Planetarium di Rebecca Zlotowski, presentato all’ultima Mostra del cinema di Venezia. La Laura Barlow interpretata da Natalie Portman è una medium americana nella Parigi degli anni trenta, in cui si agitano soprattuto i fantasmi del nazismo provenienti dalla vicina Germania.
Laura viaggia insieme alla sorella più giovane Kate (Lily-Rose Depp, figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis) anche lei dotata di facoltà paranormali, anche più di Laura. Sulla loro strada trovano un pioniere del cinema che vuole imprimere gli spiriti su nitrato d’argento e, quasi incidentalmente, fa di Laura una diva. Prese nel turbillon del mondo dorato del cinema, le due sorelle non si rendono conto di trovarsi sull’orlo dell’abisso.
È un film enigmatico, per le sue suggestioni sullo spiritismo e sul fascino del mondo del cinema europeo precedente alla seconda guerra mondiale, tra feste decadenti e spie, pionieri anticonformisti e geniali incapaci però di reagire a una minaccia molto concreta. Tanti elementi per una formula difficile da realizzare. Nel cast anche Emmanuelle Seigner e Louis Garrel.
L’elemento paranormale domina evidentemente le uscite del fine settimana, visto che in Moglie e marito di Simone Godano, Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak si trovano l’uno nel corpo dell’altra. L’espediente dello scambio di sesso e di corpo non è una novità (Nei panni di una bionda di Blake Edwards è del 1991, ma si può citare anche Ho sposato un fantasma in cui lo spettro di Lily Tomlin s’impadronisce di metà del corpo di Steve Martin). Non è però così frequente nel nostro cinema. In più a cimentarsi nella prova sono due dei migliori attori del panorama italiano. Riusciranno i nostri eroi a portare fino in fondo una trama piena di trappole? Speriamo di sì.
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