Qualche settimana fa gli Young Fathers hanno vinto il Mercury Prize per il miglior album britannico, e mentre li guardavo salire sul palco per ritirare il premio, tutti e tre così accigliati e solenni, non ho potuto fare a meno di sorridere. Il giorno dopo, il Guardian ha pubblicato una loro dichiarazione sul perché di quelle facce scure: “[I giornalisti] si aspettano sempre di vederti sorridere. Secondo loro avremmo dovuto avere un’espressione tipo ma-che-fortuna-essere-qui. Ma noi meritiamo di essere qui. Abbiamo lavorato sodo. Mica puoi avere voglia di sorridere tutti i giorni. C’è un tempo e un luogo per ogni cosa”.

Potevo capirli. È un atteggiamento che ho adottato per buona parte della mia carriera: nelle foto e nei video non sorridevo quasi mai. Un po’ perché, come molti non-sorridenti, mi vergognavo dei miei denti, e un po’ perché sapevo che sorridere mi avrebbe fatto apparire più amichevole e ordinaria. Meno impegnata. Nel mondo del rock’n’roll, le espressioni facciali giuste sono il broncio e lo sguardo truce, quelle che stabiliscono quanto vali, quanto sei serio e soprattutto quanto sei fico.

Anche la moda si sposa bene col non-sorriso, come dimostra questa e in qualsiasi altra stagione Victoria Beckham. L’espressione accigliata le fa il viso più magro, ma le ha attirato l’accusa di essere sempre scontenta e incapace di godersi qualunque cosa. “Sorrido nelle foto di famiglia”, ha dichiarato. E sottolineando questa distinzione tra pubblico e privato ha fatto emergere un aspetto importante del sorriso, soprattutto per le donne.

Nel recente video virale di una donna che viene importunata verbalmente mentre passeggia per New York, i primi commenti che sentiamo, in tono via via più aggressivo, sono: “Sorridi! SORRIDI!”. È un ordine, un’aspettativa. Il sorriso di una donna dev’essere accogliente e riconoscente. Esprime accettazione. Ma soprattutto dice “Grazie”.

Invece, nel broncio di Victoria Beckham potremmo vedere, anziché una musona che non sa divertirsi, una donna che dice “Vaf*******, io non sorrido quando lo dite voi”: il controllo delle espressioni del viso potrebbe essere una dimostrazione del suo status e della sua indipendenza.

Ma abbiamo bisogno di alternative. E qui entra in scena Caitlin Moran con la sua “faccia da Muppet”: la smorfia allegra e sovraeccitata che vediamo in tutte le sue foto. Per spiegare il perché, ha scritto di recente che era un modo per evitare sia l’espressione “fredda e impassibile” delle modelle che il sorrisetto “carino e dimesso”. Invece, dice Moran, “Io voglio avere la faccia di un Muppet arruffato di 39 anni, o di un pagliaccio, perché preferirei tagliarmi la testa piuttosto che sembrare attraente in una foto. Non voglio entrare in questo genere di gara”.

In realtà, nelle foto è sempre molto attraente – ha dei lineamenti fantastici – ma almeno l’espressione la sceglie lei. Per tutta la vita mi sono sentita ripetere “Stai su!”, solo perché ho una di quelle facce che tende naturalmente al muso lungo. Quando da piccola mi portavano fuori in carrozzina, i passanti che si fermavano per dare una sbirciatina dentro la culla chiedevano preoccupati: “Oddio, che cos’ha?”, “Niente”, rispondeva la mia povera mamma, “è solo la sua faccia”.

Più tardi, dopo anni di facce malinconiche sui giornali, i miei fan hanno finito per credere che fossi perennemente seria e triste. Priva di senso dell’umorismo. Una di quelle donne un po’ fredde e distaccate. Sul sito degli Everything But the Girl abbiamo chiesto: “Chi potrebbe interpretare Tracey in un biopic?”. La risposta più popolare è stata “Kristin Scott Thomas”, che mi ha fatto scoppiare a ridere.

Twitter mi ha dato la possibilità di dimostrare che è possibile essere artisti seri senza dover essere sempre seri. E questo mi riporta agli Young Fathers e alla loro determinazione a non “stare al gioco” mostrandosi felici di aver vinto un premio.

Nonostante tutto quello che ho detto sul fatto che sorridere è una faccenda complicata, l’unica cosa che ho imparato è che quando invecchi cominci ad apprezzare di più ogni momento di successo, di riconoscimento o di felicità. Non puoi più dare niente per scontato o pensare che qualcosa ti sia dovuto, e non sai quando potrai avere di nuovo fortuna. Quindi, se fossi io a vincere qualcosa, vorrei che fosse evidente che sono felice. Oserei sorridere.

(Traduzione di Diana Corsini)

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