Il 9 febbraio nelle discussioni in Francia su ciò che la scuola fa o non fa per educare ai valori della repubblica e al rifiuto del terrorismo sono intervenuti anche il primo ministro Manuel Valls e la ministra dell’istruzione Najat Vallaud-Belkacem: gli insegnanti saranno coinvolti in progetti per capire come far lezione sui valori civici e repubblicani. Ma queste lezioni, si obietta, non servono se poi fuori della scuola sussistono drames, chaos et ruptures. La scuola dunque non può fare nulla? Qualcuno prospetta un’altra via: un’istruzione che funzioni davvero, efficace per tutti.
Nel suo blog di esperienze didattiche Monsieur Samovar spiega: bisogna trascinare tutti, anche gli allievi usciti dalla banlieue più sfavorita, a sgobbare per capire con la loro testa ogni più arduo argomento, magari Le Cid di Corneille. Solo così spezzerete la barriera che separa gli allievi svantaggiati dai Pierini del dottore. Questa è la scuola democratica che realizza i valori della repubblica.
Molto tempo fa un vecchio professore (si chiamava Luigi Fiorito) raccontò una storia: ai tempi dell’impero zarista un ispettore generale entra in una classe e ascolta paziente una lezione di matematica. Alla fine dell’ora chiama da parte l’insegnante e gli dice: “Voi non insegnate ad amare lo zar”. E quello: “Ma io insegno matematica!”. E l’ispettore: “Sì, ma l’insegnate senza farla capire, senza appassionare gli alunni. Così voi non insegnate l’amore per lo zar”.
Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2015 a pagina 90 di Internazionale, con il titolo “Due vie”. Compra questo numero | Abbonati
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