La lunga catena di discussioni sull’insegnamento del latino nelle scuole (del greco classico spesso nemmeno si parla) si arricchisce d’un nuovo anello. L’avvio l’ha dato la proposta innovativa che la ministra francese dell’educazione Najat Vallaud-Belkacem ha rivolto alle scuole medie superiori. Il nucleo della proposta, come qui si è già ricordato, è passare dal tradizionale insegnamento e apprendimento per materie separate all’insegnamento per temi e problemi. Questo porterà a contrarre il tempo che nella programmazione didattica sarà concesso a materie di taglio istituzionale, sistematico.

Lo studio sistematico delle due antiche lingue classiche vedrebbe dunque ridotti sempre di più i suoi spazi e di fatto ciò rafforzerebbe i molti che chiedono la completa soppressione di queste materie, un vecchiume inutile. Protestano gli insegnanti di lingue classiche ed evocano argomenti consueti: importanza delle lingue classiche nella storia, loro incidenza sul francese e sulle lingue d’oggi, loro persistenza attraverso i secoli, loro natura di prerequisito per gli studi giuridici e medici, oltre che letterari. Un’insegnante di geografia, Mara Goyet, sviluppa nel suo blog un argomento meno consueto. Latino e greco sono merce rara, fuori mercato, dicono i detrattori, e apprenderli è un lusso. Appunto, argomenta Goyet, appunto: chi impara queste antiche lingue si rende padrone di un sapere di élite. Il latino fait classe. Chi lo conosce entra in un club internazionale di raffinati.

Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2015 a pagina 94 di Internazionale, con il titolo “Latino per raffinati”. Compra questo numero | Abbonati

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