Negli anni novanta un’indagine comparativa internazionale pose fine ai dibattiti aprioristici pro o contro la televisione. Si vide anzitutto che le cose cambiavano da un paese all’altro. Nell’educazione si accertò che non vedere mai la televisione aveva un effetto generalmente negativo, così come il vederne troppa, più di tre ore al giorno. Invece in molti paesi, tra cui l’Italia, un ascolto moderato, un’ora e mezzo o al massimo due ore al giorno, si correlava a un andamento positivo della crescita di conoscenze. E contava, ovviamente, il contenuto dell’offerta televisiva. In Italia l’apporto della televisione era stato positivo fino agli anni ottanta.

Poi, dopo le sciagurate leggi dei primi anni novanta, la televisione ha inciso negativamente su linguaggio e costumi nazionali, come ora torna a spiegare con accorata lucidità Raffaele Simone (Come la democrazia fallisce, Garzanti 2015).

Negli ultimi anni, archiviato quello sulla televisione, il dibattito aprioristico ha cominciato a occuparsi di internet. Praticare la rete ha effetti sempre e comunque positivi oppure provoca disastri e addirittura “rende stupidi”?

Come qui si annunziò, l’Ocse ha voluto cercare una risposta basata su dati certi analizzando in trentuno paesi il rapporto dello sviluppo di competenze culturali e intellettuali di ragazze e ragazzi con tempi e modi di utilizzazione della rete. Lo studio, appena pubblicato, offre risposte variegate e molto interessanti per la scuola su cui occorrerà tornare.

Questa rubrica è stata pubblicata il 2 ottobre 2015 a pagina 133 di Internazionale, con il titolo “Tv e internet: streghe o fate buone?”. Compra questo numero| Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it