I francesi, finché ci saranno, saranno impegnati a discutere con passione della loro bizzarra ortografia. La scuola se ne sta fuori, ma una recente storia è istruttiva. Nel 1989 Michel Rocard, socialista, allora primo ministro, propose al Consiglio superiore della lingua francese alcuni ritocchi all’ortografia corrente, tipo abolire il circonflesso sulle i e u, ma permetterne tuttavia l’uso in mûr, “maturo”, perché non si confonda con mur, “muro”. Il Consiglio chiese aiuto all’Académie française e ai Consigli della lingua francese del Québec e del Belgio francofono. Tutti si dissero favorevoli. Nel 1990 la gazzetta ufficiale pubblicò un decreto che sanciva i ritocchi. Pochi se ne curarono. Nel 2008 il governo di François Fillon (di destra) raccomandò alle scuole di tenerne conto, almeno loro. Ma le scuole non si sono adeguate.

Ora la ministra dell’istruzione Najat Vallaud-Belkacem, di sinistra, è tornata a raccomandare che nelle scuole si tenga conto dei ritocchi “approvati dall’Académie”. Il 13 febbraio in un’intervista al Figaro Hélène Carrère d’Encausse, secrétaire perpétuelle dell’Académie, ha protestato contro la “riesumazione” di una riforma inutile (e forse fin qui ha ragione) e ha affermato che l’Académie non l’ha mai approvata. La riesumazione è toccata allora alle delibere dell’Académie e la perpetua segretaria è stata facilmente sbugiardata. Morale: a mischiarsi nell’attualità politica le accademie ci rimettono, specie se dicono bugie.

Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2016 a pagina 101 di Internazionale, con il titolo “Mûr contro mur”. Compra questo numero | Abbonati

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