Se non è uno smembramento del paese gli somiglia molto. Dopo aver ratificato all’unanimità martedì un accordo di associazione economica con l’Unione europea – a favore del quale il parlamento europeo si è pronunciato a grande maggioranza – i deputati ucraini hanno concesso uno “status speciale” di grande autonomia alle regioni orientali del paese, controllate ormai dai separatisti.
Non soltanto l’Ucraina orientale avrà il suo governo e forze di polizia autonome, ma sarà autorizzata a “rafforzare e approfondire” le sue relazioni con la Russia, ovvero ad agganciarsi a Mosca mentre il resto del paese si aggrappa all’Unione europea. I secessionisti hanno immediatamente rifiutato il testo, chiedendo la completa indipendenza da Kiev, ma allo stesso tempo si sono detti pronti a discutere per il semplice fatto che lo status speciale deriva direttamente dall’accordo per il cessate il fuoco firmato il 5 settembre dai rappresentanti della Russia e dell’Ucraina.
Quel giorno l’Ucraina aveva dovuto prendere atto delle sempre più numerose sconfitte militari a vantaggio dei ribelli, armati e appoggiati dalle truppe russe. Inoltre Kiev aveva deciso di ratificare la secessione di fatto delle sue regioni orientali, controbilanciata ora dall’ufficializzazione del suo avvicinamento economico all’Unione e dalla speranza che si tratti del primo passo verso l’adesione.
Se questo non è ancora uno smembramento dell’Ucraina, si tratta di una suddivisione in due zone d’influenza che sarà completata (a prescindere dalla tregua) dal proseguimento degli scontri. La Russia ha infatti annunciato il rafforzamento della sua presenza militare in Crimea, la penisola che aveva annesso in primavera e che probabilmente intende collegare alle regioni orientali passate sotto il suo controllo.
Fatta eccezione per il precedente del Kosovo, è la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale che un esercito (in questo caso quello russo) modifica le frontiere e determina l’esito di una crisi in Europa. È un fatto inquietante, ma cosa accadrà in futuro?
Nella migliore delle ipotesi la situazione potrebbe restare invariata, mentre Russia e Unione europea approfitteranno dei 16 mesi che mancano all’entrata in vigore dell’accordo di associazione per negoziare i termini della sua applicazione. Non è uno scenario impossibile, anche perché l’economia russa subisce gli effetti delle sanzioni occidentali e Putin ha bisogno di calmare le acque. Ma il presidente russo potrebbe anche essere tentato dall’idea di riproporre la strategia ucraina in altre ex repubbliche sovietiche, portando a livelli di guardia la tensione internazionale.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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