Il reato è sempre lo stesso: lesa maestà. L’espulsione dei quattro senatori Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana sta provocando uno psicodramma nel Movimento 5 stelle, di cui almeno una ventina di parlamentari solidarizza con gli espulsi.

Grillo ha esortato la base del movimento a deciderne l’espulsione: lo hanno assecondato 29.883 votanti contro 13.485, lo 0,003 per cento degli elettori M5s. Il fondatore del movimento ha reagito con soddisfazione: “Così saremo un po’ meno, ma molto, molto più coesi e più forti.” C’è da dubitarne. Perché l’espulsione si rivela uno strappo autolesionista che provoca un coro di proteste: “Siamo almeno venti senatori in forte disagio”, dice Serenella Fucksia. Laura Bignami e Maurizio Romani hanno già presentato le dimissioni. Altri intendono seguirli. “Sono disgustata da tutta questa violenza e dalle minacce sulla rete”, protesta Alessandra Bencini. Il senatore Michele Giarrusso: “Sono state presentate due mozioni di sfiducia contro ministri in carica mai discusse e con la mia firma falsificata”.

L’espulsione è la miccia che fa esplodere la crescente insoddisfazione dell’ala più tollerante del movimento nei confronti della linea sempre più insofferente che chiede l’impeachment di Napolitano definito un “boia”, denuncia penalmente la presidente della camera, occupa le aule delle commissioni, pratica l’ostruzionismo e usa un linguaggio sempre più offensivo. Come Grillo nel suo finto incontro con Renzi.

Sono due linee inconciliabili. Da un lato i pasdaran guidati da Alessandro Di Battista, che si ritiene in guerra e lancia messaggi deliranti:”Io prevedo attacchi sempre più mirati, magari a qualcuno di noi più in vista. Il sistema fa questo. Ti mandano qualche ragazza consenziente che poi ti denuncia per stupro, ti nascondono una dose di cocaina nella giacca”. Tra queste forme di isterismo e la moderazione di Campanella e Orellana non sembra più esserci possibilità di dialogo. L’insofferenza di Grillo verso i dissidenti rischia di trascinare nel conflitto anche il gruppo che faceva da mediatore tra i due fronti. Ammette Elisa Bulgarelli: “Il terzo gruppo che si è trovato in mezzo a fare da cuscinetto ora non ne può più”.

Grillo è soddisfatto: “Trovavo inaccettabile un movimento nel movimento”. È la logica dei duri e puri che si sentono in guerra. E usano un linguaggio molto discutibile come Nicola Morra: “Chi non è all’altezza verrà selezionato naturalmente”. La definizione più azzeccata del psicodramma è di Marco Imarisio del Corriere: “I parlamentari a cinque stelle sono una razza in via di espulsione.”

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