“Alla fine i miliziani sono stati costretti alla resa, e a Lubumbashi è tornata la calma”. “Alla fine i miliziani sono stati costretti alla resa e a Lubumbashi è tornata la calma” (Internazionale 1037, pagina 18). La virgola, ci va o no? Non c’è una risposta giusta. L’effetto è diverso: la prima frase è più lenta e meditata, la seconda più rapida e diretta. Ma entrambe sono corrette.

La scrittrice statunitense Gertrude Stein sosteneva che “una virgola serve solo a rendere facile una cosa che se ti piace abbastanza è facile abbastanza senza la virgola”. Be’, non è proprio così: una virgola spesso rende facile quello che altrimenti per il lettore sarebbe incomprensibile. È indispensabile prima di alcune relative, per separare gli elementi di un elenco, prima di un’apposizione, dopo un vocativo, negli incisi. In certi casi però si affida al gusto e alla sensibilità di chi scrive: non sorprende, per esempio, che compaia di rado in testi brevi e informali come i tweet e gli sms.

Ma si può immaginare un mondo senza virgole? Secondo John McWhorter, un linguista che insegna alla Columbia university intervistato da

Slate, si può: “Potete toglierle da molti testi americani moderni e la chiarezza ne risentirebbe così poco da convincervi che se ne può fare a meno”. Ma solo in America.

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