Wu Ming 1 e Roberto Santachiara, Point Lenana
Einaudi, 596 pagine, 20 euro
È stato una ricca lettura estiva e una felice sorpresa questo Point Lenana, che sovrasta ogni discorso sul realismo in letteratura perché si sposta decisamente dal fronte del romanzo a quello della storia. C’è ben poco di inventato, in questa ricostruzione istruttiva e appassionante di una vita, quella dell’alpinista Felice Benuzzi che, prigioniero di guerra degli inglesi in Africa, fuggì con due amici per scalare il monte Kenya e tornare subito dopo al campo.
Attraverso Benuzzi gli autori raccontano un tragico novecento: Trieste, l’Austria, l’Istria, i Balcani, due guerre mondiali, fascismi e antifascismi, le guerre d’Africa e le oscenità dell’occupazione coloniale (suscitando nel lettore nuovo disgusto per le figure criminali di Badoglio e Graziani), il dopoguerra e la guerra fredda, le contraddizioni che stanno alla base della nostra storia attuale.
Ma il perno, l’osso, la pietra angolare di
Point Lenana, che è un picco del monte Kenya, è l’amore per la montagna, un secolo di storia dell’alpinismo. C’è molto da imparare o da ricordare, molto di sanamente pedagogico in questa ricostruzione, in cui le abilità del buon narrare sono lo strumento per accostare la storia al racconto come al tempo di Martin Guerre, senza niente concedere alle fantasticherie e alle astuzie degli scrittori in cerca del best seller buono a tutto.
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