“Li spazzeremo via!”. È stata questa la minaccia di Beppe Grillo rivolta ai vecchi partiti e ripetuta mille volte negli ultimi mesi. Poteva sembrare uno dei soliti annunci iperbolici e roboanti, ma dopo il successo del Movimento cinque stelle a Parma sembra vero il contrario: di colpo osserviamo una miriade di soggetti pronti a prendere il posto di Grillo nell’opera di “spazzare via” i partiti finora sulla scena.
Liste civiche di destra, di centro, di sinistra e di ogni dove: già provare a ricordarsi i mille progetti in cantiere e gli altrettanti leader fa venire il mal di testa. La Santanché, Saviano, Montezemolo, diversi ministri del governo Monti, Gerry Scotti o Enrico Mentana: ogni giorno si presenta un altro possibile innovatore.
Creare alternative credibili a partiti in crisi di legittimità, rimpiazzare progetti politici in via di implosione come il PdL, oppure affiancare il Pd: i vari progetti hanno scopi diversi, ma partono dall’assunto comune che si debba battere Grillo con le sue armi.
Quindi spazio alla società civile, alle sue istanze, ai suoi umori, ai suoi esponenti. Purtroppo però la società civile è alquanto magmatica, e come si possa migliorare la politica italiana creando liste altrettanto magmatiche rimane un segreto.
Prendiamo il PdL. Non un partito, ma un movimento: così si presentava Forza Italia ben 18 anni fa, e infatti la truppa reclutata da Berlusconi e da Publitalia non era certo un partito strutturato, ma una grande lista civica nazionale che portava in parlamento fior di imprenditori, di impiegati Mediaset, di medici e avvocati. Adesso il PdL si vuole riciclare, tornando a quelle origini: un’operazione di puro maquillage, sicuramente non una strada che possa cambiare natura e qualità del versante destro del sistema partitico italiano.
Molto diversa è la situazione del centro sinistra. Il Pd è l’unico grande partito ancora in piedi. Ma è un partito che non ha approfittato minimamente della crisi della destra, e viene dato a un modesto 25-27 per cento nei sondaggi. Quindi anche in questo campo cresce la voglia di società civile.
Ma quella voglia, almeno a parole, è presente in quel campo da anni. Già “La cosa” di Achille Occhetto – la fondazione del Pds ai primi anni novanta – prevedeva l’entrata di “forze fresche”. Peccato che esponenti della società civile come Stefano Rodotà si siano trovati ben presto ai margini del partito. Poi venne la stagione dell’Ulivo, e di nuovo avanti forze fresche. Infine si fondò il Pd, naturalmente caldeggiando la partecipazione delle ennesime forze fresche, che purtroppo di nuovo rimasero un miraggio.
Perfino l’unica vera innovazione, le primarie, si risolsero in uno strumento più adatto a tenere gli esterni lontano dal partito che non a coinvolgerli: con le primarie è stata cristallizzata una suddivisione del partito, dal più piccolo circolo locale ai vertici nazionali, in correnti ben strutturate. Se hai voglia di fare politica nel Pd, nel tuo paesino o nel tuo quartiere, non basta che tu abbia competenze ed energia da vendere: tutti gli organi del partito vengono scelti sulla base delle correnti. Quindi non importa cosa pensi del piano regolatore o dell’inceneritore: prima ti devi chiarire le idee se vuoi essere dalemiano, bersaniano, franceschiniano o veltroniano. Un modo perfetto per tenere alla larga energie nuove.
Da qui nasce l’idea di affiancare al partito una lista civica che si sottragga a queste logiche. Ma è una scorciatoia. Ha ragione Pippo Civati quando dice che il Pd diventerebbe una
bad company. È il partito stesso che deve fare il salto di qualità. Altrimenti, con o senza liste fiancheggiatrici, non diventerà mai una forza di attrazione a vocazione maggioritaria. E sicuramente progetti estemporanei di nuove liste non ovvieranno al problema di rappresentanza e legittimità dei partiti italiani.
Sarebbe utile guardare davvero il Movimento cinque stelle. Quel movimento non è nato dalla mattina alla sera. I suoi successi attuali sono il risultato di un lavoro cominciato sei-sette anni fa, con i primi meet-up locali, che hanno dato vita a un movimento ben strutturato che per molti versi supplisce alla sostanziale mancanza di un partito verde sulla scena politica italiana. Infatti è quello ciò che manca in Italia: forze politiche ben strutturate e allo stesso tempo aperte ai cittadini. Non liste civiche più o meno improvvisate.
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