Il 23 febbraio 2014 sarà un anno da quando 160 parlamentari, fino ad allora conosciuti solo alle loro famiglie e ai loro amici, entravano in parlamento. Giovani, inesperti, più laureati della media dei loro colleghi, questi uomini e donne promettevano di aprire la camera e il senato come “una scatola di tonno” per portare alla luce i suoi segreti, le sue turpitudini e i piccoli imbrogli. Si cominciava a sognare.
Un anno dopo il parlamento e un vero e proprio caos. Da tre giorni ci si insulta a più non posso (“Fascisti!”, “Buffoni!”, “Ladri!”). E talvolta si arriva anche alle mani. E i deputati dell’M5s sono sempre in mezzo, sia per dare colpi sia per riceverne. Hanno inoltre un’evidente tendenza alla misoginia, visto che prendono di mira soprattutto le donne. Un grillino ha detto nei confronti delle deputate del Partito democratico: “Siete qui solo perché siete brave a fare i p…!”. Un altro ha definito il presidente della camera, Laura Boldrini, accusata di voler accelerare i dibattiti, “una zombie che cerca di tornare in vita”.
L’assemblea è diventata “una via di mezzo fra la Striscia di Gaza e la terza media”, scrive Mattia Feltri sulla Stampa. Questa agitazione permanente, questo ostruzionismo non sono sempre ingiustificati. I parlamentari dell’M5s rifiutano di vedersi ridotti a semplici spingi-bottoni per votare o per respingere dei decreti legge decisi dal governo e adottati senza dibattito con il motivo che la crisi economica non aspetta.
La situazione è diventata così tesa che anche la conferenza episcopale italiana ha fatto appello alla calma. Nel frattempo il sereno presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, contro cui - per aggiungere confusione alla confusione - i sostenitori di Beppe Grillo hanno lanciato una procedura di impeachment, si dice “preoccupato”. Un’affermazione che, detta da lui, rivela un certo nervosismo.
Eletti per innalzare il livello della classe politica italiana, in questo momento i grillini lo stanno abbassando, sempre che sia ancora possibile farlo. La causa di questa irritazione? L’imminente voto di un nuovo progetto di legge elettorale messo a punto dal segretario del Pd Matteo Renzi e da Silvio Berlusconi. Se dovesse essere adottato in via definitiva, questo progetto accentuerebbe il bipartitismo e ridurrebbe considerevolmente l’importanza numerica dei grillini in parlamento. Infatti se la politica italiana dovesse riuscire ad autoriformarsi senza la partecipazione dei parlamentari dell’M5s, dopo che questi ultimi ne avevano fatto il cavallo di battaglia della loro campagna elettorale, ci si può chiedere a cosa servono.
In ogni modo questo è il ragionamento dei partiti tradizionali e del governo, cioè dimostrare che hanno recepito il messaggio uscito dalle urne nel febbraio del 2013 e voltare il più rapidamente possibile la pagina dell’M5s. Di fronte a questa strategia di soffocamento il movimento di Grillo si ribella e fa di tutto per annullare gli sforzi dei loro avversari con la speranza di paralizzare il parlamento e di provocare, se possibile, nuove elezioni. Infatti in mancanza di una riforma, gli italiani tornerebbero a votare con un sistema proporzionale totale, l’unico che non li metterebbe fuori gioco.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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