I livelli di alfabetizzazione delle popolazioni sono stati a lungo stimati con i dati sulla scolarità incrociati, come fa l’Istat, con autocertificazioni (ma pochi dichiarano volentieri analfabeti se stessi o propri familiari). La dealfabetizzazione però colpisce anche adulti scolarizzati, come è apparso dalle indagini internazionali (2000, 2005) promosse da Statistics Canada.
L’Ocse ha così deciso di realizzare con cadenza triennale in tutti i paesi aderenti e associati il Programme for the international assessment of adult competencies (Piaac) e quest’anno si attendono i primi risultati. La Francia, vincendo una lunga riluttanza ad ammettere di ospitare analfabeti, si è mossa per suo conto in anticipo, creando un’agenzia ad hoc con poteri misti di rilevazione e intervento, e promuovendo indagini attraverso l’Institut national de la statistique et des études économiques, information et vie quotidienne.
I risultati dell’ultima indagine sono stati pubblicati a dicembre. Su testi di comunicazione quotidiana si verifica la totale incapacità di decifrare singole parole o cifre (alfabetizzazione strumentale elementare) per l’1 per cento di adulti nativi o immigrati tra i 16 e i 65 anni (in Italia per il 5 per cento dei nativi). Il 7 per cento non capisce o non sa scrivere una breve frase (in Italia il 33) e percentuali maggiori hanno difficoltà anche nella comprensione di testi orali (l’accertamento di ciò è una novità importante). Le discussioni sul da farsi saranno al centro della campagna elettorale italiana?
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