Il 15 agosto del 1914 veniva inaugurato il canale di Panamá, costruito per unire l’oceano Atlantico e quello Pacifico e permettere così alle navi di non dover circumnavigare tutto il Sudamerica.

Il canale, lungo quasi 80 chilometri e largo fra 90 e 350 metri, fu un progetto mastodontico, uno dei più complessi mai affrontati dal punto di vista ingegneristico, e fu avviato dalla Francia nel 1881.

Nel 1889 i lavori si interruppero fino a quando, quindici anni dopo, il canale fu venduto agli Stati Uniti, che avevano ottennuto dal nuovo stato di Panamá la concessione della zona. I francesi avevano investito nel progetto 287 milioni di dollari, e cedettero il canale per 40 milioni.

Gli americani optarono per un sistema di chiuse che consente di superare i dislivelli del percorso. Al completamento, nel 1914, il canale era costato in tutto 639 milioni di dollari, cioè l’equivalente della spesa necessaria a realizzare 85 Titanic. Ma anche i costi umani furono altissimi: in 33 anni di lavori, persero la vita oltre 25mila persone (20mila durante la gestione francese del progetto).

Una volta aperto, il canale cambiò il commercio mondiale per sempre, riducendo notevolmente le rotte via mare: i tempi di percorrenza per una nave in viaggio da Los Angeles a Rotterdam quasi si dimezzarono, e quelli per un’imbarcazione da New York a Shanghai diminuirono del 14 per cento.

Nel 1999 la zona del canale e il canale sono stati restituiti alla sovranità panamense. Nel 2006 è stato approvato un progetto di ampliamento della via d’acqua, che rimane una fra le principali al mondo. L’ampliamento dovrebbe raddoppiare la capacità del canale.

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