Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.

Sono un uomo etero felicemente sposato. Mia moglie, che ha 33 anni, non riesce a raggiungere l’orgasmo con il rapporto vaginale da quando abbiamo avuto il nostro ultimo figlio. Lei lo spiega con il fatto che ha la sensazione costante di dover fare la pipì. Così adesso cerchiamo altri modi di darle piacere: giocattoli, sex toys, etc. Esistono esercizi o altri sistemi per farla venire con la penetrazione? Dopo il parto è una cosa comune?

–Climaxing Liberally Is Fun

“Il fatto di non raggiungere l’orgasmo con la penetrazione del pene non è un disturbo medico”, risponde la dottoresa Jennifer Gunter, ostetrica-ginecologa, scrittrice (drjengunter.wordpress.com) nonché twittatrice pazzesca che esercita nella zona di San Francisco. “Se una donna ci riesce in altri modi – sesso orale, masturbazione o sex toys – allora significa che tutto funziona perfettamente. Il punto, ricordiamocelo, non è in che modo una arriva alla festa. È che ci possa andare”.

Come tutti gli uomini etero dovrebbero sapere, CLIF, solo una piccola percentuale di donne – meno di un quarto – riesce a godere con il solo rapporto vaginale. “La maggior parte, per avere un orgasmo, necessita di stimolazione clitoridea, e spesso la meccanica della penetrazione non produce l’attrito giusto”, prosegue la dottoressa Gunter. “È possibile che le lievi modifiche anatomiche provocate dal parto abbiano alterato la meccanica della vostra frizione. Potrebbe essere utile inserire un vibratore durante il rapporto”.

E già che parliamo di clitoridi, CLIF… Da queste parti, come tutti sanno, le firme dei lettori vengono abbreviate, e proprio come il sesso penetrativo per tua moglie, CLIF, nemmeno la tua firma funziona fino in fondo. Al posto di “Fun” potevi usare una parola con la t (tipo terrific, tremendous o totally spectacular), però non l’hai fatto. Magari è stata una svista innocente – magari sono io che ci leggo dentro troppe cose – ma se non hai visto il quasi CLIT che avevi sotto il naso nella firma, CLIF, è forse possibile che ti sia sfuggito anche il clitoride di tua moglie. Altra possibilità: prima di mettere al mondo il vostro ultimo figlio, tua moglie non raggiungeva davvero l’orgasmo “con il rapporto vaginale”.

È chiaro che tu punti ad avere l’orgasmo in sincrono – proprio come nei film, nel porno e in altre fiction – e forse tua moglie, come tante altre donne, fingeva l’orgasmo per accontentare il partner maschio. Stanca di fingere, ha quindi colto al balzo la nascita del figlio per spiegare il fatto che “improvvisamente” non riesce più a venire con la sola penetrazione. E invece la sua sensazione costante di dover fare la pipì durante il rapporto?

“Lì è il caso di indagare”, risponde la dottoressa Gunter. “Dopo il parto (e a volte semplicemente con l’età) le donne possono sviluppare una vescica iperattiva o problemi relativi al muscolo pelvico, ed entrambe le cose possono accentuarsi durante la penetrazione, dando la sensazione di dover svuotare la vescica. Forse a trattenere tua moglie è proprio il timore di fare la pipì durante il rapporto. Se questa sensazione durante il sesso le dà fastidio, vale la pena di sentire un fisioterapista del pavimento pelvico e/o un uroginecologo. Ma se né la mancanza di orgasmo tramite penetrazione né lo stimolo a urinare le dà fastidio, e se riesce a raggiungere l’orgasmo in altri modi e a le va bene così, allora va bene anche a me. In fin dei conti l’orgasmo è il suo, e lo stress o la pressione di doverlo raggiungere in un determinato modo potrebbe impedirle di godersi la festa”.

Seguite la dottoressa Gunter su Twitter: @DrJenGunter. Ma fatelo davvero: è bravissima, fa molto ridere e prende quotidianamente a calci in culo destrorsi, antiabortisti e nemici del sesso.

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Sono un uomo di 29 anni che desidera una relazione monogama. Attualmente sto con una donna di 29 anni. Nonostante il mio desiderio di monogamia, mi è capitato di ricercare attenzioni sia femminili sia maschili sulle app d’incontri. Nessuna di queste persone l’ho mai incontrata dal vivo, e la mia ragazza ancora non sa che uso le app gay. Dopo un po’ di riflessioni mi sono reso conto che la mia bisessualità è un grosso problema per il nostro rapporto. Con lei non ne ho mai parlato, e anche se non credo reagirebbe male, ho comunque paura delle possibili ricadute sul nostro rapporto. Non so se sia il caso di andare da uno psicologo, affrontare il discorso con lei oppure un misto delle due. Mi piacerebbe un consiglio su come parlare di questa cosa evitando che provochi la fine del rapporto. L’idea della coppia aperta non mi interessa particolarmente, e vorrei rimanere con lei, ma mi sento confuso perché non so se la relazione monogama, una volta parlato chiaramente della mia sessualità, sarà ancora quello che voglio. Mi sembra che non ci sia via di uscita: o mantengo il segreto e nessuno lo sa ma continuo a cercare attenzioni altrove, oppure le dico il vero motivo per cui uso le app d’incontri e probabilmente la perdo.

–Bisexual Reeling About Closeted Ethical Dilemma

Il problema non è l’uso delle app d’incontri in sé. È l’uso che ne fai tu. E già che mettiamo i puntini sulle i: tu non cerchi attenzioni altrove, BRACED, tu cerchi cazzo. Facendo una brusca retromarcia: un sacco di gente accoppiata – anche felicemente monogama – cazzeggia sulle app d’incontri in cerca di attenzioni, per pomparsi l’ego o rimediare immagini da seghe.

Ovviamente i perditempo danno fastidio a chi su queste app va per incontrare davvero delle persone, ma le app sono i nuovi bar da rimorchio, e da ben prima che esistessero le app la gente bazzicava quel genere di bar, per flirtare innocuamente con degli sconosciuti e poi tornarsene a casa dal partner, bella carica.

Nel caso di flirt agevolati dalle app, rischi e tentazioni sono naturalmente più grandi, perché a differenza della persona con cui flirti brevemente al bar, quella con cui flirti via app sa dove trovarti: come dire, ti segue direttamente a casa, ce l’hai in tasca, e ritrovarsi dopo è facile.

Ma qui il vero problema non sono le app, né l’occasionale flirt da “innocuo” a “rischioso”. Sono i segreti, e nello specifico il tuo. A stare nascosti si vive infelici, come ben sai, e l’unica domanda che conta è se te la senti di farlo per sempre. Se la risposta è no – e mi sembra proprio che lo sia (così come nella lettera tu sembri molto infelice) – allora devi dichiararti alla tua ragazza. Se pensi che una volta uscito allo scoperto la monogamia non ti vada più bene, sarà forse che per te non va bene e stop. Trovati uno psicoterapeuta aperto alla sessualità queer, dichiarati alla tua ragazza con il suo aiuto e permettile di decidere se vuole stare con te a ragion veduta. Preoccupati meno delle parole giuste, BRACED, e più di quelle vere.

(Traduzione di Matteo Colombo)

Questa rubrica è stata pubblicata su The Stranger.

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