Il pil può crescere senza danneggiare l’ambiente, almeno in Australia. Tuttavia, per uno sviluppo sostenibile occorrono interventi di tipo tecnologico e politico. Uno studio pubblicato su Nature sostiene che la decrescita non è necessaria per la tutela ambientale, mentre è decisivo applicare delle regole chiare e sostenibili.
Si tratta di una conclusione insolita: negli ultimi due secoli la crescita economica è stata abbinata alla distruzione delle risorse naturali. Per rispettare i limiti ecologici del pianeta è stato proposto di cambiare lo stile di vita delle persone. I più ottimisti hanno sostenuto che una rivoluzione tecnologica concilierà automaticamente lo sviluppo economico e la sostenibilità o che accordi al livello politico possano risolvere il problema.
Secondo Steve Hatfield-Dodds e colleghi, è invece possibile separare la crescita del pil dal consumo delle risorse naturali. I ricercatori del Csiro, l’ente di ricerca governativo dell’Australia, hanno sviluppato un modello matematico con diversi scenari di crescita economica e miglioramento degli standard di vita, nei quali la pressione ambientale può rimanere uguale, aumentare o diminuire.
Il disabbinamento non risulta mai automatico. Tuttavia, per diminuire la pressione sull’ambiente non è richiesta la decrescita o come scrivono gli autori, “un cambio nei valori della società”. Occorrerebbe invece applicare le tecnologie e incentivare economicamente la tutela ambientale.
Per esempio, una delle misure previste è l’aumento della produttività agricola e un premio in denaro a chi pianta alberi o mantiene un bosco. Un’altra misura prevede l’aumento del prezzo delle concessioni di uso dell’acqua, per incentivare il risparmio idrico. Altre misure riguardano l’efficienza energetica. Un punto essenziale è la creazione di un mercato internazionale delle emissioni di carbonio, in cui l’Australia possa esportare i suoi crediti di carbonio.
Si tratta comunque di una ricerca relativa a un paese ad alto reddito, molto particolare, perché ha un impatto ambientale pro capite alto a causa delle esportazioni di energia, prodotti minerari e agricoli.
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