Il 2o gennaio è riaperto il valico di Rafah per tre giorni. Le autorità egiziane avevano ordinato agli abitanti della zona di sgomberare le case in seguito a due attentati, il 24 ottobre, in cui erano morti 31 soldati nel Sinai
Le autorità egiziane riapriranno il 9 marzo per due giorni il valico di Rafah, tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, l’unico accesso a Gaza non controllato da Israele. È la quarta volta che torna a essere consentito il passaggio dopo la decisione di chiuderlo del 24 ottobre, in seguito a due attentati in cui erano morti 30 soldati nel Sinai.
La maggior parte dei palestinesi che transitano attraverso questo valico sono studenti che frequentano l’università in Egitto e persone che hanno necessità di cure mediche.
La prima volta il valico era stato riaperto 26 novembre. Afp
Le autorità egiziane hanno riaperto il valico di Rafah, tra Gaza e l’Egitto, per tre giorni a partire da oggi. Il passaggio, l’unico accesso alla Striscia non controllato da Israele, era stato chiuso dagli egiziani il 24 ottobre in seguito a due attentati in cui erano morti 31 soldati nel Sinai.
L’Egitto riaprirà il 21 dicembre la frontiera con la Striscia di Gaza, per la seconda volta in due mesi, per permettere ai palestinesi bloccati sul lato egiziano di tornare a casa. La prima apertura era avvenuta il 26 novembre.
Si tratta del punto di passaggio di Rafah, chiuso dagli egiziani il 24 ottobre in seguito a un attentato, e che resterà aperto sia domani che il 22 dicembre. Afp
Dal 26 novembre e fino alle 16, ora locale, del 27 novembre, nella Striscia di Gaza rimane aperto il valico di Rafah, l’unico accesso che non sia controllato da Israele.
L’Egitto ha deciso di riaprire il valico di Rafah con la Striscia di Gaza per la prima volta dalla fine di ottobre, quando era stato chiuso in seguito a due attentati contro le forze di sicurezza in Sinai. Un responsabile del governo ha confermato che il valico, unico accesso a Gaza che non sia controllato da Israele, sarà aperto il 26 e il 27 novembre dalle 12 alle 16 ora locale. Afp
Dieci civili sono stati uccisi durante i combattimenti tra l’esercito egiziano e milizie islamiche al confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza. Tra le vittime tre bambini e tre donne. Secondo fonti di sicurezza egiziane, le vittime sono state uccise da colpi di mortaio sparati dalle milizie islamiche durante il coprifuoco. Reuters
Le autorità egiziane hanno confermato che un’autobomba ha travolto un veicolo dell’esercito e sette soldati sono rimasti feriti nel nord del Sinai.
L’esplosione è avvenuta nella città di el Arish, vicino al confine con la Striscia di Gaza.
Nella zona è stato dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco. Ap
È cominciata la demolizione delle abitazioni che si trovano al confine tra Egitto e Striscia di Gaza.
Le autorità egiziane avevano annunciato di voler realizzare una zona cuscinetto per impedire il traffico di armi alla frontiera, dopo i recenti attentati nel Sinai. Bbc
Gli edifici saranno demoliti per consentire all’esercito di creare una zona cuscinetto di 500 metri di larghezza e 13 chilometri di lunghezza, con l’obiettivo di fermare il traffico di armi tra l’Egitto e la Striscia di Gaza.
La decisione è stata presa in seguito agli attentati del 24 ottobre contro l’esercito egiziano nella penisola del Sinai, che hanno causato almeno 31 morti.
Il Cairo ha dichiarato lo stato di emergenza e imposto il coprifuoco nel Sinai. Il valico di Rafah, che segna il confine tra l’Egitto e Gaza, è stato chiuso a tempo indeterminato. Al Jazeera
Dopo gli ultimi attentati contro le forze di sicurezza, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha promulgato un decreto che autorizza i tribunali militari a giudicare i civili accusati di attacchi contro le infrastrutture dello stato.
Il 24 ottobre un kamikaze si era lanciato con un’automobile imbottita di esplosivo contro un posto di blocco dell’esercito nel nord della penisola del Sinai, uccidendo trenta soldati: è stato l’attacco più letale contro le forze di sicurezza da quando l’ex comandante dell’esercito e attuale presidente ha deposto l’islamista Mohamed Morsi nel luglio del 2013.
All’indomani dell’attacco, Al Sisi aveva promesso una reazione durissima contro la minaccia dei jihadisti.
Il decreto del 27 ottobre pone le infrastrutture dello stato - in particolare le centrali e i piloni dell’elettricità, la rete ferroviaria e i ponti - sotto la protezione militare per un periodo di due anni, consentendo ai tribunali militari di processare chiunque sia ritenuto colpevole di attaccarle.
“I crimini commessi contro le istituzioni, contro impianti e beni pubblici rientrano sotto la giurisdizione dei tribunali militari”: così si legge nel decreto che amplia in modo considerevole la giurisdizione di questi tribunali, che erano già stati autorizzati a giudicare i civili in caso di attacchi contro gli impianti o il personale militari.
Dopo la destituzione di Morsi, in Egitto quasi ogni giorno avvengono attentati contro le forze di sicurezza. Questi attacchi sono spesso rivendicati da gruppi jihadisti che affermano di agire in risposta alla sanguinosa repressione attuata contro i sostenitori di Morsi.
A novembre le autorità avevano già adottato una legge che limita il diritto di manifestare, dopo che i raduni degli islamisti sfociavano regolarmente in scontri con la polizia.
“C’è una grande differenza tra manifestare e attaccare gli impianti pubblici”, ha dichiarato il portavoce del presidente, Alaa Youssef, ribadendo che il decreto ha l’obiettivo di “proteggere gli impianti pubblici dagli attacchi terroristici”.
La scorsa settimana un tribunale militare ha condannato a morte sette jihadisti accusati di attacchi letali contro l’esercito. Altri jihadisti, accusati di attentati contro la polizia, sono stati giudicati da tribunali civili.
Dopo la rivolta del 2011 che ha rovesciato Hosni Mubarak, migliaia di civili sono stati giudicati da tribunali militari in base a vari capi d’accusa: è quanto affermano gli attivisti in difesa dei diritti umani denunciando verdetti sbrigativi e severi e chiedendo la fine di queste procedure. Afp
Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha detto che l’attacco nel Sinai del 24 ottobre è stato “un’operazione finanziata dall’estero”.
In un discorso ai mezzi d’informazione prima dei funerali dei soldati uccisi, al Sisi ha detto che
Il presidente non ha dato ulteriori spiegazioni, ma ha promesso di prendere misure drastiche per sradicare i miliziani attivi in Sinai. Ap
Durerà tre mesi lo stato di emergenza imposto in Sinai in seguito agli attacchi del 24 ottobre.
Il presidente Abdel Fattah al Sisi ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. È stata anche ordinata la chiusura del valico di Rafah, la frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza.
Nessun gruppo ha ancora rivendicato gli attacchi. Gli elicotteri e le forze speciali sono alla ricerca dei nascondigli dei gruppi di miliziani attivi nella zona. Bbc
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