Erano accusati di omicidio colposo per aver fornito alla popolazione dell’Aquila una valutazione approssimativa dei rischi del terremoto, cinque giorni prima della scossa del 6 aprile 2009
Oggi gli scienziati appaiono uniti e certissimi (soprattutto di non sapere) mentre i giudici, alle prese con le frontiere della scienza, ondeggiano come studenti impreparati. Sono paradossi che capitano quando dai ricercatori ci si aspettano risposte nette, o sì o no, e quelli, quando va bene, rispondono con le probabilità. Leggi
Assolti in appello sei membri della commissione Grandi rischi, erano accusati di gravi negligenze per aver rassicurato la popolazione aquilana prima del terremoto del 2009. Gli scienziati erano stati condannati a sei anni in primo grado per omicidio colposo plurimo e lesioni. Ma per la corte d’appello dell’Aquila il fatto non sussiste.
Due anni sono stati dati a Bernardo De Bernardinis per una parte residuale del capo d’imputazione. In primo grado era stato condannato a sei anni. Ansa
Una foto dell’aula della corte d’appello dell’Aquila, in attesa della sentenza di secondo grado sul processo alla commissione Grandi rischi.
È cominciata l’udienza finale del processo d’appello contro i sette scienziati della commissione Grandi rischi a L’Aquila. In primo grado gli imputati sono stati condannati a sei anni di carcere per omicidio colposo.
L’accusa contro gli scienziati è quella di aver rassicurato la popolazione e sottovalutato il rischio sismico al termine della riunione convocata dalla Protezione civile il 31 marzo 2009, cinque giorni prima della scossa di terremoto del 6 aprile, che ha causato la morte di 309 persone.
I giudici della corte d’appello sono già riuniti in camera di consiglio, la sentenza potrebbe essere emessa nel pomeriggio. Ansa
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