A volte vorrei essere un moscerino per assistere a una di quelle riunioni in cui un benintenzionato esperto di comunicazione propone un’idea che si rivelerà un boomerang di cemento armato. Per esempio, avrei seguito volentieri l’incontro all’origine di quello che nel Regno Unito è stato ribattezzato il racist van.
Il ministero dell’interno britannico ha pensato bene di sguinzagliare in giro per sei boroughs (municipalità) di Londra dei furgoni pubblicitari con il seguente messaggio: “Vivi nel Regno Unito illegalmente? Torna a casa o sarai arrestato. Manda CASA al 78070 per una consulenza gratuita e un aiuto con i documenti di viaggio. Possiamo aiutarti a tornare a casa volontariamente senza temere l’arresto o la detenzione”.
Lanciata una settimana fa e costata appena diecimila sterline, la campagna ha avuto un effetto immediato: tutti ne parlano e quasi tutti la criticano. Tra i conservatori (che pure sono al governo con i liberaldemocratici), c’è chi è scandalizzato dall’uso delle buone maniere con gli “illegali”. Per il deputato Douglas Carswell l’iniziativa è di una “stupidità mozzafiato”, degna del “ministero delle camminate strambe” (non poteva mancare un riferimento ai Monty Python). Perfino il ministro del commercio e dell’industria, il liberaldemocratico Vince Cable, l’ha definita “stupida e offensiva”.
A sinistra ci si indigna per la ripresa di uno slogan caro al National Front negli anni settanta, periodo d’oro di una formazione non proprio nota per le sue buone maniere (e certamente non per il suo antirazzismo). Per molti, questo sarebbe solo l’ennesimo tentativo del governo di sottrarre voti al partito di destra Ukip.
Una graphic designer che vive a Londra, risponde al nome di Pukkah Punjabi su Twitter e si definisce “Asian lefty woman troublemaker”, ha provato l’innovativo servizio offerto dal governo, raccontando poi la sua esperienza sul sito del Guardian. Il giorno dopo aver mandato il magico sms ha ricevuto una chiamata dall’Home Office.
“Ecco, dovrei tornare a casa”, ha spiegato al funzionario.
“E dove sarebbe?”, ha chiesto lui, molto cortese.
“A Willesden Green”.
“Questo programma è per le persone che devono tornare a casa all’estero”.
“Sì, ma io sono a Harrow, e sul cartellone c’era scritto che mi avreste aiutata ad andare a casa…”.
“Noi aiutiamo le persone che sono qui illegalmente, per esempio quelle a cui è scaduto il visto”.
“Io non ho un visto”.
“Pensa che potrebbe risiedere qui illegalmente?”.
“Non lo so. Serve un visto per andare da Willesden a Harrow?”.
Tra i pochi a difendere i furgoni c’è il sindaco di Londra Boris Johnson, che ieri gli ha dedicato la sua column settimanale sul Daily Telegraph: “Forse avrebbero potuto formulare il messaggio con più garbo, qualcosa come: ‘Sei un immigrato illegale? Hai paura di essere arrestato? Hai bisogno di aiuto per tornare a casa? Possiamo aiutarti! Basta mandare CASA al 78070 e ti faremo da agente di viaggio’. […] Ma non si può criticare la coalizione perché cerca di far rispettare la legge”.
La campagna è stata presentata come un’iniziativa pilota. A quanto pare il governo è soddisfatto del “grande interesse” suscitato durante questa settimana di sperimentazione e non esclude di estenderla al resto del paese. Nell’attesa della decisione di Londra, e mentre su Twitter continua un sano moto di trolling, ecco alcuni suggerimenti di messaggi alternativi:
(via @jearle)
(via @architectjj)
(via @sketchaetch)
E per concludere, a firma di Berlaymonster, blogger britannico di stanza a Bruxelles:
Francesca Spinelli è giornalista e traduttrice. Vive a Bruxelles e collabora con Internazionale. Su Twitter: @ettaspin
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it