“Dalla Turchia all’Italia in quattro giorni a bordo di un cargo”. Il viaggio è pubblicizzato su Facebook, con tanto di numero di cellulare di chi organizza. Al telefono, lo scafista ci spiega come funziona: “Sono navi di circa cento metri, che possono contenere fino a 700 passeggeri. Il costo è di seimila dollari a persona. Si salpa da Mersin”.
Mersin è una città portuale nel sud della Turchia, a trecento chilometri dalla frontiera con la Siria. Quando arriviamo, chiediamo al tassista di portarci “nei quartieri dove stanno i siriani”. Ci lascia dalle parti della stazione degli autobus, a circa un chilometro dal porto.
Qui non si parla turco, ma arabo. Uomini, donne, bambini. Sono migliaia. Tutti siriani in transito. Aspettano di partire in nave. Molti hanno già pagato: il versamento si effettua in un ufficio anonimo sul lungomare, due tavoli, un armadio e tre impiegati siriani.
È un’agenzia di money transfer informale: raccoglie i soldi, li tiene in deposito e fornisce un codice a chi ha pagato. Una volta in Italia, il viaggiatore chiama gli scafisti e comunica loro il codice. Si paga all’arrivo.
Dal settembre 2014 al gennaio 2015, sono partite tredici imbarcazioni per un totale di 5.331 migranti, quasi tutti siriani. Poi più niente: le pressioni del governo italiano su Ankara hanno sospeso questo flusso. Alla fine di gennaio, un cargo con 333 migranti a bordo è stato sequestrato dai guardiacoste turche. Tutti i profughi che attendevano l’imbarco – fra cui anche Wassim, il protagonista di questo video – sono ancora lì ad aspettare oppure hanno preso altre strade per raggiungere l’Europa. –Stefano Liberti
Prima puntata della serie Borderline, un viaggio in sei video sulle frontiere più usate dai migranti per entrare nei paesi europei.
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