È una frontiera interna all’Europa, ma il passaggio è comunque illegale. Fuori da Schengen, il Regno Unito non permette la libera circolazione – per entrare ci vuole un visto. A Calais, la città del nord della Francia, sul canale della Manica, ci sono afgani, pachistani, sudanesi, eritrei che hanno avuto lo status di rifugiati (quasi tutti in Italia) ma che vogliono andare a Londra a cercare lavoro. Vivono vicino al porto o nei pressi dell’eurotunnel, ammassati in tendopoli senza servizi igienici ed elettricità che loro stessi hanno soprannominato “le giungle”.
Solo di recente il governo francese ha aperto un centro d’accoglienza per donne e bambini. Per farlo ha dovuto resistere alle pressioni degli inglesi, secondo cui tale centro rappresenta un pull-factor, un fattore d’attrazione per l’immigrazione. E a Calais i britannici sono molto presenti: sono loro quelli che fanno gli ultimi controlli. Sono loro che pagano per bloccare i migranti: secondo una convenzione firmata nel 2014, gli inglesi assicurano un investimento di cinque milioni di euro all’anno per tre anni per la costruzione di sistemi di rilevazione e dei vari recinti che sono stati eretti intorno al porto e al tunnel. –Stefano Liberti
Seconda puntata della serie Borderline, un viaggio in sei video sulle frontiere più usate dai migranti per entrare nei paesi europei.
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