Avamposto della cortina di ferro ai tempi della guerra fredda, quello tra Bulgaria e Turchia è oggi il confine orientale di terra dell’Unione europea più sorvegliato.
A Kapitan Andreevo, la frontiera è segnata da un ruscello largo quattro metri attraversato da un ponte traballante. In lontananza, le vecchie torri di guardia turche; da questa parte, le telecamere a infrarossi che le autorità bulgare hanno installato per presidiare l’ingresso dell’Unione europea – e bloccare chiunque voglia accedere illegalmente.
Nel 2013 Sofia ha registrato l’arrivo di circa 11mila richiedenti asilo. Subito dopo ha rafforzato i controlli, costruito un muro di filo spinato lungo 33 chilometri (cui ne saranno presto aggiunti altri 82) e cominciato a respingere i migranti verso la Turchia. Al vicino campo di Harmanli, un ex caserma militare in disuso dove vivono circa duemila richiedenti asilo, per lo più siriani, tutti raccontano di essere stati rimandati indietro una, due, tre, quattro volte. Per questa pratica illegale, la Commissione europea ha aperto nell’aprile 2014 una procedura d’infrazione nei confronti della Bulgaria.–Stefano Liberti
Quarta puntata della serie Borderline, un viaggio in sei video sulle frontiere più usate dai migranti per entrare nei paesi europei.
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