Il 29 marzo il Partito del movimento democratico brasiliano (Pmdb, centro) ha lasciato l’esecutivo della presidente Dilma Rousseff, accusata di aver ricevuto finanziamenti illeciti durante la campagna elettorale e di aver falsificato il bilancio del 2014. La decisione del Pmdb rende ancora più difficile per Rousseff avere i numeri necessari per evitare la sua destituzione alla camera dei deputati, che si voterà a metà aprile.
Il 18 marzo la camera ha ripreso a esaminare la procedura di messa in stato di accusa della presidente, avviata lo scorso dicembre dal parlamento. Nello stesso giorno è stata sospesa da un giudice del tribunale supremo federale la nomina dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva a capo di gabinetto del governo, avvenuta il 16 marzo.
Lula è sospettato di corruzione nell’inchiesta lava jato (autolavaggio), avviata nel 2014 per indagare sul giro di tangenti tra l’azienda petrolifera Petrobras e molti politici del paese. L’ex presidente ha dichiarato che destituire la presidente in carica equivale a un colpo di stato, mosso solo da interessi politici.
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