Di Rosarno tutti hanno sentito parlare, da quando nel 2010 i braccianti agricoli della piana di Gioia Tauro hanno organizzato una rivolta contro le condizioni disumane di vita e di lavoro e contro le violenze quotidiane subite dai lavoratori africani impiegati nel settore agrumicolo.
A sei anni di distanza dalle rivolte la situazione dei lavoratori di origine straniera non è molto cambiata, malgrado si siano intensificati i controlli dell’ispettorato del lavoro e della prefettura. Secondo l’organizzazione Medici per i diritti umani (Medu), nella piana di Gioia Tauro ogni anno lavorano circa settemila braccianti stranieri, molti dei quali vivono nei casali abbandonati e occupati nelle campagne intorno a Rosarno, Taurianova, Rizziconi, Nicotera.
Secondo Medu il 95 per cento dei braccianti stranieri ha un regolare permesso di soggiorno e il 54 per cento di loro è sotto protezione internazionale (perché titolare della protezione sussidiaria). Però la maggior parte di loro lavora in nero, viene pagato venti euro al giorno per raccogliere arance e mandarini, oppure 50 centesimi a cassetta per le arance. La stragrande maggioranza dei braccianti di origine africana vive in condizioni sanitarie pessime, senza accesso all’acqua corrente, all’elettricità e ai servizi fondamentali.
Per far luce su questa situazione, comune a tutti i distretti agricoli italiani, il musicista italofrancese Sandro Joyeux ha deciso di suonare nelle tendopoli, veri e propri ghetti, dove i braccianti stranieri si concentrano nella stagione della raccolta: dalla tendopoli di San Ferdinando, a tre chilometri da Rosarno, al ghetto di Rignano, in provincia di Foggia. Il tour, chiamato Antischiavitour, è un’occasione per incontrare i migranti e farli sentire a casa attraverso la musica. Il repertorio del musicista attinge infatti alla tradizione culturale africana: Joyeux ha studiato in Mali ed esegue molti brani in particolare dell’Africa occidentale, dalla Costa d’Avorio al Senegal. Il video di Annalisa Camilli.
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