Nelle township di Durban, le periferie abitate dai neri, un gruppo di ragazzi fa da qualche anno una musica elettronica chiamata gqom. Sono giovanissimi, molti di loro hanno meno di vent’anni. Hanno creato nomi d’arte come Dominowe, Mafia Boyz, Emo Kid e Dj Mabheko. Registrano i loro brani su vecchi computer scassati e li passano ai tassisti, che li suonano ai clienti e improvvisano rave nelle strade, sfruttando l’impianto stereo delle auto.
Gqom è una parola zulu che significa “colpire” o “tamburo” e descrive in modo efficace questa musica cupa, percussiva, che mescola la tradizione africana con i ritmi della techno e del kwaito.
Nel gennaio del 2015 il dj e produttore romano Nan Kolè, al secolo Francesco Cucchi, ha scoperto il gqom su internet e ha deciso di portarlo in Europa. Si è trasferito a Londra, ha fondato l’etichetta discografica Gqom Oh! e ha diffuso questo genere nei club della capitale inglese. Nel gennaio 2016 l’etichetta ha pubblicato una compilation, intitolata Gqom oh! The sound of Durban.
In seguito Nan Kolè è stato in Sudafrica, dove ha incontrato i giovani musicisti delle township e ha girato il documentario Woza taxi insieme al collettivo Crudo Volta (alcune immagini mostrate nell’intervista sono prese proprio dal documentario, per gentile concessione di chi l’ha girato).
Nan Kolè sarà in tour in Europa e in Asia nei prossimi mesi, insieme al pioniere del sound gqom Dj Lag, che ha solo vent’anni ed è uno dei “più anziani” della scena di Durban. Si esibirà anche in Italia, il 4 novembre al festival Club to Club di Torino e il 5 novembre al Latte Più di Brescia.
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